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"Le comunità migranti in Italia". Edizione 2021
"Le comunità migranti in Italia". Edizione 2021
Presenze, lavoro e processi di integrazione delle 16 comunità più numerose
Sono on line i nuovi
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia (dati al 1° gennaio 2021)
curati dal
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA
.
Elaborando dati provenienti da diverse fonti istituzionali, i Rapporti illustrano le caratteristiche e i processi di integrazione di ciascuna delle
16 comunità più numerose: albanese, bangladese, cinese, ecuadoriana, egiziana, filippina, indiana, marocchina, moldava, nigeriana, pakistana, peruviana, senegalese, srilankese, tunisina e ucraina
. Quest’anno la linea editoriale dei Rapporti Comunità è stata sottoposta ad un generale ripensamento, privilegiando sintesi e restituzione grafica. Ai 16 rapporti si affianca un
ampio rapporto di confronto
e un’
appendice statistica
.
Uno sguardo d’insieme
I
cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti
in Italia al 1° gennaio 2021 sono
3.373.876
, provenienti principalmente da
Marocco, Albania, Cina e Ucraina
(complessivamente il 38% delle presenze). Si registra un
equilibrio di genere
quasi perfetto (uomini 50,5%, donne 49,5%), con significative differenze tra le comunità.
La popolazione extra UE in Italia è decisamente più giovane di quella italiana: i
minori sono 744.302
, ovvero il
22,1% della popolazione non comunitaria
, a fronte del 16,2% rilevato sulla popolazione di cittadinanza italiana. La quota di minori risulta massima per le comunità marocchina (28,8%), egiziana (34,1%) e tunisina (28,5%).
Le restrizioni alla mobilità delle persone, introdotte per contrastare il diffondersi del virus SARS-COV 2 a livello globale, hanno determinato un
drastico calo degli ingressi
, 106.503 nel 2020, ovvero 70.751 in meno dell’anno precedente, con una flessione pari al 40%. La riduzione è netta per tutte le principali comunità straniere.
Per la maggior parte delle nazionalità il
principale motivo di ingresso nel Paese sono i motivi familiari
, che raggiungono l’incidenza massima, superiore all’80%, per Sri Lanka (89%), Marocco (85,4%), Filippine (84,3%) ed Ecuador (80%). Fanno eccezione a tale dinamica la comunità cinese, con una quota pari al 50% di ingressi per studio e la pakistana, che vede prevalere come motivazione di ingresso la richiesta o detenzione di una forma di protezione. L’India è invece l’unica comunità a fare rilevare una quota di nuovi titoli di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro superiori alla media complessiva: 16,5% a fronte di 5,3%.
Nel corso del 2020 sono stati 1
18.513 i cittadini di origine non comunitaria divenuti italiani
(il 4% in più rispetto all’anno precedente), originari prevalentemente di Albania e Marocco - che insieme coprono quasi due quinti delle acquisizioni.
Il
significativo grado di integrazione della popolazione non comunitaria
nel nostro Paese è rilevabile anche dal
costante aumento della quota di titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo
sul totale dei regolarmente soggiornanti: al 1° gennaio 2021 è pari al
64,4%
(era il 63,1% nel 2020). Le comunità che fanno rilevare una maggiore quota di lungo soggiornanti sono la moldava, l’ecuadoriana, l’ucraina, la tunisina, la marocchina, la filippina e la peruviana.
Il
7,1% della forza lavoro è di cittadinanza non comunitaria
. Il 2020 ha segnato un sostanziale mutamento nelle tendenze del mercato del lavoro consolidatesi nel corso dell’ultimo decennio, facendo rilevare per la popolazione non comunitaria nel suo complesso un
calo
dell’occupazione e un incremento dell’inattività
.
Il
tasso di occupazione femminile
, pari al
41,5%
sul totale dei non comunitari, risulta più elevato nelle comunità filippina (72,5%), peruviana (63,2%), ucraina (61,9%), e cinese (59,6%), mentre risulta minimo nelle comunità pakistana (4,3%), bangladese (5,8%) e egiziana (7,8%). Grande attenzione merita infine il
tema dell’inattività femminile
che per molte comunità raggiunge valori allarmanti: una quota superiore all’80% delle donne egiziane, pakistane, bangladesi e indiane di età compresa tra 15 e i 64 anni risulta in condizione di inattività.
Rilevante anche il protagonismo della popolazione non comunitaria in ambito imprenditoriale, sono infatti
498.349 le imprese guidate da cittadini extra UE nel 2020
, in aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, rappresentano l’
8,2% delle imprese del Paese
.
Nel 2020, nonostante le ripercussioni generate dalla pandemia, sono
in crescita le rimesse inviate dal nostro Paese verso Paesi Terzi
, con una
variazione positiva del 16% rispetto al 2019
. Si tratta di circa 6 miliardi di euro diretti prevalentemente verso l’Asia (41,3% delle rimesse in uscita dall’Italia).
Leggi la
nota stampa
I Rapporti sulle comunità migranti in Italia e le relative sintesi sono pubblicati sul sito istituzionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sul Portale integrazione migranti e sul sito di ANPAL Servizi SpA.
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Appendice statistica - 2021
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