La rapida attivazione da parte dell'UE della Direttiva sulla protezione temporanea ha permesso alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina di stabilirsi rapidamente e trovare lavoro in tutta l'Unione. Ma come dimostra il paper "Barriers to employment of displaced Ukrainians", realizzato dall’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali (Fundamental Rights Agency-FRA) e da Eurofound, per molti è ancora difficile trovare un lavoro duraturo.
La FRA ha condotto un sondaggio online tra il 22 agosto e il 29 settembre 2022 tra le persone sfollate dall'Ucraina che, in quel momento, risiedevano in uno dei 10 Stati membri dell'UE selezionati. L'indagine ha riguardato i Paesi che condividono un confine terrestre con l'Ucraina (Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia), che hanno ricevuto il maggior numero assoluto di sfollati dall'Ucraina (Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Italia e Spagna) o che hanno un'ampia popolazione di sfollati dall'Ucraina rispetto alla popolazione totale (Estonia). Eurofound ha analizzato i risultati di quest’indagine. L'obiettivo era quello di raccogliere le opinioni degli sfollati sulle loro esperienze da quando hanno lasciato l'Ucraina, nelle aree coperte dalla Direttiva sulla Protezione Temporanea: accoglienza nei Paesi dell'UE; accesso al lavoro, all'istruzione, all'alloggio e alla salute; attraversamento delle frontiere.
Il documento "Barriers to employment of displaced Ukrainians" frutto dell'indagine, si concentra esclusivamente sulle esperienze di accesso al mercato del lavoro. La domanda chiave di questa analisi è in che misura l'obiettivo di fornire rapidamente il diritto di accesso al mercato del lavoro dell'UE sia stato finora raggiunto. Per esplorare questo aspetto, l'indagine ha posto le seguenti domande:
- In generale, quali barriere hanno incontrato le persone sfollate nella ricerca di un lavoro?
- Rispetto a coloro che non avevano un lavoro al momento dell'indagine, quali erano state le barriere che avevano impedito loro di trovare un'occupazione?
Il Documento si apre con una presentazione del contesto politico dell'UE in riferimento all'occupazione delle persone ucraine sfollate. Segue poi un'esplorazione del campione e dei dati raccolti e un’analisi approfondita che dimostra come sia necessario un sostegno specifico, personalizzato e mirato per consentire alle persone di integrarsi e lavorare meglio. Ciò dovrebbe includere l'offerta di formazione linguistica, poiché il 63% delle persone ucraine in cerca di lavoro non ha le competenze linguistiche necessarie per trovarlo nel Paese ospitante. Poiché il 28% non lavora perché deve occuparsi dei figli o di parenti anziani o malati, è fondamentale migliorare l'accesso ai servizi per l'infanzia, in particolare ai servizi educativi per la prima infanzia. Questo vale in particolare per le donne, che rappresentano la maggior parte delle persone fuggite dall'Ucraina.
Anche accelerare le procedure di riconoscimento delle qualifiche o consentire ai datori di lavoro di valutare le competenze senza documentazione potrebbe essere d'aiuto, dato che circa il 18% di chi cerca lavoro afferma che la propria qualifica non è riconosciuta nel Paese ospitante.
I Governi dovrebbero anche fornire controlli ed attenzione adeguati per prevenire irregolarità e maltrattamenti sul lavoro. Si tratta di un aspetto fondamentale, dal momento che il 23% è riuscito a trovare solo lavori irregolari e fino al 25% riferisce di difficoltà come orari di lavoro molto lunghi o di essere sottopagato.
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