HomeRicerca NewsL'Emergenza Ucraina e il progetto PUOI



11 luglio 2023

L'Emergenza Ucraina e il progetto PUOI


Percorsi di inclusione socio-lavorativa per richiedenti e titolari di protezione temporanea

La guerra in Ucraina ha ampliato la platea delle persone bisognose di protezione, assistenza e inclusione in Italia. Una sfida raccolta anche da PUOI, progetto per l’inserimento socio-lavorativo di migranti vulnerabili promosso dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato da Anpal Servizi Spa.

I paragrafi che seguono raccontano l’incontro tra PUOI e le persone fuggite dall’Ucraina in Italia. Dopo un breve quadro di contesto, approfondiscono le caratteristiche dei destinatari del progetto appartenenti a questo gruppo e dei loro percorsi di inserimento socio-lavorativo, con una serie di evidenze statistiche e nel confronto con tutti gli altri destinatari. Oltre i numeri, ci sono le persone, come Oksana, Yuliia, Iryna, Amieliia e Olena, le cui storie e voci chiudono il focus.

Indice

L'Emergenza Ucraina

Il Progetto PUOI

Analisi dei dati

Storie e voci
 


L'Emergenza Ucraina

Fino a giugno 2023, sono arrivate in Italia circa 175 mila persone in fuga dalla guerra in Ucraina, soprattutto donne (circa 90 mila) e minori (50 mila). Un flusso giustificato anche dalla presenza di una stabile e nutrita comunità di migranti ucraini, che prima dell’invasione russa già contava circa 230 mila persone e che sta offrendo ospitalità e sostegno ai nuovi arrivati. 

Subito dopo lo scoppio della guerra, il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza per assicurare le attività di accoglienza e assistenza. Come avviene anche negli altri Paesi dell’Ue, ai profughi ucraini in Italia è riconosciuta la “protezione temporanea”, status che consente l’accesso all’assistenza sanitaria, al lavoro, alla formazione professionale, allo studio e alle misure assistenziali. Lo stato di emergenza, così come la validità dei permessi di soggiorno per protezione temporanea è stata prorogata per tutto l’anno corrente. 

L’accoglienza è coordinata a livello nazionale dalla Protezione Civile e a livello territoriale dai Presidenti delle Regioni e delle Province autonome. Ai profughi, indipendentemente dalla richiesta di protezione temporanea o di protezione internazionale, è aperto il sistema di accoglienza pubblico per richiedenti asilo, rifugiati e altri migranti vulnerabili, che è stato potenziato per far fronte alla nuova emergenza.  Ai Centri di Accoglienza Straordinaria gestiti dalle Prefetture e al Sistema di Accoglienza e Integrazione gestito dai Comuni si è aggiunto un nuovo sistema di “accoglienza diffusa”, affidato al Terzo settore e dedicato unicamente a chi è fuggito dall’Ucraina.

Molti profughi non sono entrati nel sistema di accoglienza, ma hanno trovato autonomamente altre sistemazioni in Italia, anche grazie all’aiuto di familiari e conoscenti che erano già qui. A queste persone viene riconosciuto un contributo di sostentamento di 300 euro pro capite per gli adulti ai quali si aggiungono 150 euro pro capite per ogni minore, per un periodo massimo di 3 mesi. 

Maggiori informazioni sull’Emergenza Ucraina sono disponibili sul Portale Integrazione Migranti (Integrazionemigranti.gov.it), in questo approfondimento con normativa, dati, notizie e FAQ: https://www.integrazionemigranti.gov.it/it-it/Dettaglio-approfondimento/id/44/Emergenza-Ucraina

 
Torna all'indice

Il Progetto PUOI

Se all’inizio dell’emergenza era impellente offrire risposte ai bisogni primari delle persone in fuga, intervenendo sul sistema di accoglienza e mettendo a disposizione mezzi di sussistenza, col passare del tempo è cresciuta l’esigenza di promuovere dei percorsi di inclusione che favorissero il reale inserimento degli sfollati e delle sfollate in Italia.

PUOI (Protezione Unita a Obiettivo integrazione) è dedicato a categorie di migranti che, per vulnerabilità legata al loro status, ai motivi che li hanno spinti a lasciare i loro Paesi e alle esperienze traumatiche vissute, incontrano maggiori ostacoli nell’accesso al mercato del lavoro, come richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o speciale ed ex minori non accompagnati.

Il progetto coinvolge gli operatori pubblici e privati del mercato del lavoro, la rete dell’accoglienza e le aziende, costruendo percorsi personalizzati con orientamento, accompagnamento al lavoro ed esperienze di tirocinio. Ogni percorso è reso possibile da una dote individuale finanziata con fondi comunitari (come il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione e il Fondo Sociale Europeo), che paga i servizi degli operatori del mercato del lavoro, le indennità di tirocinio ai migranti e contributi per il tutoraggio alle aziende.

Gli operatori del mercato del lavoro, relazionandosi con il mondo dell’accoglienza, selezionano, prendono in carico e accompagnano i destinatari e individuano le aziende dove si svolgeranno i tirocini. Questi percorsi consentono di mettersi alla prova, acquisire competenze e sviluppare reti di relazioni. Anche quando i tirocini non si trasformano in contratti di lavoro, rappresentano comunque occasioni di accedere a nuove opportunità, con un maggiore grado di autonomia.

La prima fase di PUOI ha realizzato, tra il 2019 e il 2021, oltre 2 mila percorsi di inclusione socio-lavorativa. La seconda edizione è stata lanciata a giugno 2022 e ha avviato circa mille nuovi percorsi, ed è in questa edizione che, alla luce dell’Emergenza Ucraina, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha allargato la platea dei destinatari anche ai titolari di protezione temporanea.

Maggiori informazioni sul progetto PUOI sono disponibili a questo link: https://www.integrazionemigranti.gov.it/it-it/Dettaglio-progetto/id/14/PUOI-Protezione-Unita-a-Obiettivo-Integrazione-

 Torna all'indice


I destinatari ucraini di PUOI e i loro percorsi

Analisi dei dati

L’analisi che segue si concentra sulla seconda fase del progetto PUOI, avviata nel giugno 2022 che ha coinvolto 1.042 migranti vulnerabili, richiedenti e titolari di protezione internazionale, di permessi di soggiorno rilasciato in casi speciali, per protezione speciale e temporanea ed ex minori non accompagnati. Sul totale dei destinatari, 169 (pari al 16%) sono cittadini ucraini in fuga dalla guerra, richiedenti o titolari della protezione temporanea. Il coinvolgimento di cittadini ucraini rappresenta una novità nell’esperienza di PUOI, dal momento che nella fase precedente erano state appena 13 le persone di questa nazionalità.

Il quadro che si evince è quello di persone con profili poco o per nulla sovrapponibili rispetto ai beneficiari con altre cittadinanze, in relazione a diverse dimensioni di analisi, quali ad esempio, il genere, l’età media, il livello di istruzione.

Le caratteristiche anagrafiche di questo gruppo sono molto diverse da quelle dei partecipanti con altre cittadinanze. Innanzitutto, in relazione alla composizione per genere. Se i destinatari di altra provenienza sono per più dei 2/3 uomini (68%), le donne nella platea dei destinatari ucraini rappresentano la assoluta maggioranza con un peso pari all’86% sul totale. A pesare su questa composizione è il fatto che gli uomini sono impegnati nella difesa del Paese e, per la legge marziale, non possono uscire dai confini nazionali se non in casi particolari. Di conseguenza, tra i richiedenti protezione temporanea in Italia si registra una forte prevalenza di donne e minori.

Un’altra peculiarità della platea di destinatari ucraini si rileva in merito alla distribuzione per classi di età. L’80% dei destinatari, al momento dell’ingresso nel percorso, ha un’età uguale o superiore a 30 anni (tra le sole donne questa quota sale all’83%), con una prevalenza della classe di età 30-39 anni. La fascia 18-24 anni è decisamente sottorappresentata. I destinatari con altra cittadinanza sono invece più giovani, con il 60% che non raggiunge i 30 anni e addirittura il 40% che non ha ancora 25 anni.



I cittadini ucraini hanno almeno un diploma di scuola secondaria superiore nell’81%dei casi, almeno una laurea nel 41%, dato quest’ultimo che tra le cittadine ucraine raggiunge il 45%. Questo segna un’altra marcata differenza con gli altri migranti coinvolti, la maggioranza dei quali non è giunta in Italia in possesso di un titolo di studio superiore. Tuttavia, solo il 25% dei titoli di studio posseduti dagli ucraini è riconosciuto in Italia al momento dell’ingresso nel progetto. Quella ucraina è, del resto, la comunità straniera, con la più alta incidenza di laureati, più che doppia rispetto a quella rilevata per il complesso della popolazione non comunitaria (22% contro 10,5%).



La maggior parte dei destinatari ucraini, il 72%, quando è stata inserita nel progetto è alloggiata presso privati. Anche questo elemento segna una distanza rispetto ai partecipanti di altre nazionalità, che invece nel 63% dei casi sono ospitati in strutture di accoglienza.

Sul totale dei partecipanti ucraini sono 157 (93%) quelli che hanno avviato il tirocinio previsto nei percorsi e 12 coloro che vi hanno rinunciato. Il 70% dei tirocini avviati (118) sono stati portati a termine. Rispetto ai destinatari provenienti da altri Paesi, è leggermente più bassa la quota di quanti hanno partecipato al tirocinio, ma più alta quella di coloro che hanno concluso i sei mesi previsti.

Legata in parte alle evidenze già illustrate è la distribuzione dei beneficiari ucraini per settore di attività nell’ambito del quale hanno svolto il tirocinio. I 157 tirocinanti sono stati inseriti in prevalenza in imprese ricettive (24%), in aziende operanti in altre attività dei servizi (20%) e in esercizi commerciali (10%). Seguono, tra le tipologie di enti ospitanti i tirocini, le industrie manifatturiere (7%), le imprese o cooperative dalla sanità e assistenza sociale (6%) o che operano nel campo dell’istruzione (6%). Il 4% dei beneficiari ucraini, infine, ha svolto il proprio tirocinio presso i Comuni.



Se si osserva la distribuzione dei primi sette settori degli ospitanti i tirocini avviati dai destinatari con altra cittadinanza, al primo posto si trovano sempre alberghi e ristoranti, mentre le differenze si incontrano nelle altre posizioni e si spiegano principalmente con la diversa composizione per genere dei due gruppi e, in seconda battuta, con il diverso livello di istruzione. Tra i destinatari di nazionalità non ucraina sono meno frequenti le altre attività di servizi e residuali i settori dell’istruzione e della pubblica amministrazione, mentre sono risultate maggiormente coinvolte le società delle costruzioni e che erogano servizi di noleggio e supporto alle imprese.



La differente composizione per sesso e per livello di istruzione spiega anche la diversa distribuzione rispetto alle mansioni di riferimento del tirocinio. Tra gli ucraini al primo posto si trovano le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, che figurano invece al terzo posto tra gli altri destinatari, mentre per questi ultimi le mansioni più frequentemente svolte sono quelle di artigiano, operaio specializzato e agricoltore. Le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio hanno riguardato il 15% dei destinatari ucraini e solo il 6% dei restanti. Questi due gruppi sono, tuttavia, accomunati dal ricorrere in seconda posizione delle professioni non qualificate.





Torna all'indice

Storie e voci

Olena Myrhorodska, Iryna Kuzminetska, Yuliia Frolova, Oksana Tveritinova e Amieliia Kinzerska sono cinque donne che hanno partecipato a percorsi di inclusione socio-lavorativa offerti di PUOI. Le abbiamo intervistate per conoscere le loro storie e per dare voce a chi, anche grazie al progetto, ha ricominciato a camminare in Italia sulla strada verso l’autonomia.

 

“Con PUOI ho infranto le barriere”

“Good morning, teacher!” Nel saluto quotidiano dei suoi alunni, Olena Myrhorodska, 40 anni, ha finalmente ritrovato un fondamentale elemento di continuità con la vita precedente.

Laureata in pedagogia, insegnava da molti anni lingua e letteratura inglese nell’Oblast' di Kirovohrad: “Ho lavorato in tante scuole diverse, con bambini e adulti, ma negli ultimi tempi – racconta – tenevo soprattutto corsi online. La maggior parte dei miei alunni erano russi. Con lo scoppio della guerra, tutto si è fermato e ho perso il lavoro. Quindi sono scappata in Italia insieme a mio figlio”.

A Napoli, ospite di amici, ha passato mesi difficili, inviando cv alla ricerca di un nuovo lavoro: "Non mi rispondeva nessuno”. L’incontro con il progetto PUOI, grazie all’ente promotore Dr. Job, le ha permesso di voltare nuovamente pagina.

“Ho fatto un tirocinio in una scuola elementare Montessori, insegnando inglese ai bambini e apprendendo anche un nuovo metodo pedagogico. Ho aggiunto questa esperienza sul mio cv e ho preso una certificazione internazionale per l’insegnamento della lingua inglese. Quindi ho ricominciato a cercare lavoro e l’ho trovato. Qualcosa era cambiato”.

Oggi Olena insegna alla British School di San Giuseppe Vesuviano: “I primi tempi, continuavo a collaborare con un progetto della scuola Montessori e avevo un part-time qui. Poi mi hanno offerto un contratto completo e anche un alloggio. Mi è sembrata un’occasione importante e ci siamo trasferiti”.

Nell’immediato futuro, lo sguardo di Olena continuerà a incontrare il Vesuvio: “La mia vita adesso è qui, devo pensare alla sicurezza di mio figlio. Se tornassimo in Ucraina verrebbe arruolato". PUOI, dice, l’ha messa al centro di una nuova rete di relazioni: “Ho conosciuto colleghi e amici, tutte persone interessanti”. Le ha dato anche occhi nuovi per riconoscere le proprie potenzialità, quindi coraggio: “Il progetto mi ha insegnato a rompere le barriere, appena arrivata in Italia avevo paura di tutto e nemmeno immaginavo di poter cercare lavoro fuori Napoli o senza sapere perfettamente l’italiano. Invece, eccomi qui”.

"Lavoro, studio e pazienza”

“Per me è fondamentale lavorare, per mantenermi e per aiutare i miei genitori che sono ancora in Ucraina. Voglio, però, anche continuare a studiare, per poter lavorare sempre meglio”. È con questa determinazione che Iryna Kuzminetska, 30 anni, si barcamena tra un impiego al ristorante Bonsai di Venaria Reale (cucina cinese-giapponese) e le lezioni di italiano del Centro di Istruzione Provinciale per Adulti, mentre aspetta che si aprano le iscrizioni a un corso di formazione professionale.

Laureata in ingegneria (“Purtroppo, il mio titolo non è riconosciuto in Italia”), prima dell’invasione russa era manager in un’azienda di Odessa che vendeva prodotti per la ristorazione, una delle tante attività economiche che sono andate in sofferenza, fino a fermarsi, a causa del conflitto.

 Lasciandosi dietro i bombardamenti e la disoccupazione, è arrivata in Italia un anno fa, alla ricerca di condizioni migliori. Il tirocinio del progetto PUOI promosso dall’Associazione Nuova Generazione Italo-Cinese non le è sembrato un passo indietro, ma l’occasione per rimettersi in pista in un settore che già conosce. “È stato un modo per conoscere tante altre persone, italiane e straniere: i gestori del ristorante sono cinesi e in cucina ci sono anche lavoratori del Bangladesh. E poi ho sempre amato la ristorazione. All’inizio non sapevo fare niente, ma sono stati tutti molto pazienti con me, era chiaro che mi volevano aiutare. Ho dovuto avere molta pazienza anche io, con il nuovo lavoro e con la lingua italiana”.

Durante il tirocinio Iryna ha dato una mano al bar e nella cucina, poi è arrivata l’offerta di continuare a lavorare al Bonsai: “Mi hanno fatto un contratto e mi danno anche vitto e alloggio. Inoltre, sanno che ho altri progetti e mi lasciano il tempo per continuare a studiare”. I sacrifici non mancano, ma secondo Iryna scompaiono rispetto a quelli di chi è ancora in Ucraina: “Lì c’è la guerra, i miei genitori sopravvivono con pensioni da 60 o 70 euro al mese e tanti lavori sono pagati poco o non esistono più. Qui tutto è diverso e tra qualche anno spero di poter aprire un ristorante o un’altra attività commerciale".

 

“Spazio per ricominciare a vivere”

“Avevo lasciato la mia casa, il mio lavoro, i miei amici. Non sapevo cosa avrei fatto domani. La mia vita stava perdendo senso”. Yuliia Frolova, 42 anni, sa guardarsi bene dentro, per mestiere. A Kiev faceva la psicoterapeuta, finché la guerra l’ha obbligata ad abbandonare tutto.



“Ho messo in auto mio figlio Arcadi, i miei genitori e il gatto, e ho guidato fino a Siracusa”. I primi tempi sono stati molto duri. “Ero stressatissima. Eravamo al sicuro, ospiti di amici, ma una casa diventa una prigione se non hai nulla da fare e se non sai cosa succederà domani”.

Dopo un impiego saltuario come addetta alle pulizie in un albergo e un corso di italiano che non dava subito i frutti sperati (“facevo poca pratica...”), Yuliia ha incrociato il progetto PUOI, che oggi definisce “uno spazio per ricominciare a vivere”.

La cooperativa sociale Tempora ha attivato per lei un tirocinio presso l’Associazione italiana Donne Europee, dove si è occupata di reinserimento e integrazione sociale. Inoltre, grazie al progetto ha conosciuto Maria Irene Messina, psicopatologa e docente universitaria con la quale ha iniziato a collaborare e che la sta affiancando nella legalizzazione del suo titolo e negli altri passi necessari per esercitare la professione in Italia: “Che giorno magico quando Irene mi ha portato nel suo studio! Sono ancora nel mezzo di un viaggio, devo capire che treno prendere, però tutto ha di nuovo un senso”.

Intanto, il gatto Smile pare essersi ambientato bene a Siracusa e Arcadi, 13 anni, frequenta la scuola italiana a Siracusa e le lezioni online dall’Ucraina. “Ha ottimi voti, è un ragazzo bravissimo”, assicura mamma. Ora l’obiettivo di Yuliia è imparare molto meglio l’italiano e trovare un’altra sistemazione: “Non possiamo restare per sempre a casa di amici”. Il lavoro sarà centrale: “Non è solo una questione di soldi, con il lavoro crei relazioni, fai progetti, hai risultati e ti senti utile. Noi ucraini non chiediamo solo assistenza, vogliamo e possiamo fare la nostra parte”.

 

“Un posto tranquillo per il mio bambino”

Appena è scoppiata la guerra, Oksana Tveritinova, 35 anni, ha capito che Odessa non era più il posto giusto per suo figlio. “Artem ha otto anni ed è autistico, ha bisogno di tranquillità e di stare con altri bambini. Con i bombardamenti e le scuole chiuse, non ci restava che partire”.

Insieme, hanno raggiunto Genova. Per qualche settimana sono stati ospitati di un amico, poi hanno cercato con scarsi risultati una sistemazione autonoma (“nella nostra condizione, nessuno voleva affittarci casa”), fino all’arrivo in un appartamento del Sistema di Accoglienza e Integrazione a Campo Ligure, paesino di duemila anime nella valle Stura.

“Ho iniziato un corso di italiano e ho iscritto Artem alla prima elementare. La mattina ha le lezioni, con l’insegnante di sostegno, il pomeriggio gli incontri con la psicologa e la psicomotricità. Avevo bisogno di un lavoro, ma vicino e conciliabile con questi impegni, non potevo certo andare a fare la cameriera di sera a Genova”.

La coop sociale “La comunità” e il progetto PUOI sono riusciti ad attivare per lei un tirocinio proprio a Campo Ligure, presso lo studio associato di commercialisti Minetti. “Anche in Ucraina lavoravo come commercialista, i numeri sono sempre numeri, ma lì le leggi e le procedure sono molto diverse, per me è come ricominciare da capo. Ho iniziato dalla contabilità semplificata delle piccole imprese...” Ad aiutarla, ci sono colleghi molto disponibili: “Mi spiegano tutto con pazienza, facendomi sentire a mio agio. Conoscono la mia condizione familiare e gli orari del tirocinio sono molto flessibili”.

A Oksana serve tempo, per imparare e per organizzarsi. Intanto, lo studio associato ha prorogato il tirocinio, che tra qualche mese potrebbe trasformarsi in un contratto di lavoro. Per ora, lei vuole restare a Campo Ligure: “Vedo mio figlio tranquillo e quindi sono tranquilla e posso concentrarmi anche sul lavoro. In questo momento, lui è seguito meglio in Italia che in Ucraina. Credo che faremo tutte le scuole elementari qui, poi si vedrà”.


“Da Galleria Borghese a una galleria tutta mia”

Se a vent’anni sei innamorata dell’arte e sogni di farne il tuo lavoro, un tirocinio alla Galleria Borghese a Roma può essere un primo importante passo per trasformare quel sogno in realtà. Per Amieliia Kinzerska, quell’occasione si è presentata grazie a una serie di incontri fortuiti.

“Sono arriva a Roma da Kiev dopo lo scoppio della guerra. In patria aveva studiato architettura alle superiori e qui ho iniziato a frequentare un corso di fotografia a Civico Zero, dove ho conosciuto una persona che lavorava a Galleria Borghese. Dopo un primo periodo passato in albergo, sono stata ospitata in un appartamento del Sistema di Accoglienza e Integrazione gestito dall’ARCI. Lì mi hanno fatto conoscere il progetto PUOI”.

Con l’aiuto dell’ente promotore ERIFO, Amieliia è riuscita a riattivare il contatto con Galleria Borghese e a fare un’esperienza di formazione e lavoro tra la perfezione dei corpi di marmo di Apollo e Dafne (“Adoro Bernini!”) e Paolina Borghese e la più grande collezione al mondo di tele del Caravaggio. “Durante il tirocinio ho fatto la guida turistica a tanti gruppi di mamme e bambini ucraini portati lì da Civico Zero e ho anche preparato un libretto per i bambini, grazie a una precedente esperienza come graphic designer in Ucraina. È stato molto bello incontrare gente del mio Paese, ritrovarci insieme tra tanta bellezza e anche conoscere molti italiani” racconta.

Difficoltà? “All’inizio, un po’, con l’italiano, ma sono migliorata presto”. Ora Amieliia, mentre attende di essere coinvolta in nuovi progetti a Galleria Borghese, guarda avanti: “Voglio iscrivermi all’università per studiare Arte in Italia, mi sembra il posto ideale”. I suoi genitori sono in Ucraina: “Vivono in una zona relativamente sicura e per ora non vogliono lasciare casa per raggiungermi. Probabilmente sarò io a raggiungerli, dopo gli studi, provando a continuare a lavorare in questo campo. Un giorno vorrei diventare una mercante d’arte e avere una galleria tutta mia”.


Torna all'indice