Piuttosto che contrastare direttamente la disinformazione sui migranti, i professionisti della comunicazione e i decisori politici dovrebbero promuovere narrazioni alternative che indeboliscano l’appeal di messaggi che incitano alla paura e all’odio, e riformulare interamente il dibattito sulla migrazione.
Secondo gli autori, la disinformazione sulle migrazioni cerca di sfruttare le paure dei lettori per polarizzare l’opinione pubblica, costruire scontento, seminare divisioni e determinare l’agenda politica. Tende ad adattarsi e a cambiare in base alle preoccupazioni principali del pubblico. La pandemia di Covid-19 per esempio, ha portato a un flusso in crescita di articoli che legano i migranti ai rischi di infezione e che li accusano di ricevere trattamenti privilegiati.
La disinformazione ha successo anche perché i suoi autori collegano l'immigrazione a insicurezze esistenti, dipingendola come una minaccia in tre aree in parte sovrapposte: la salute (migranti come criminali violenti, terroristi o portatori di malattie), il benessere economico (migranti come truffatori di sussidi sociali e concorrenti sleali per il lavoro) e l’identità (migranti come invasori ostili, che minacciano di sostituire gli europei bianchi e cristiani e le loro tradizioni).
Ogni strategia di comunicazione che voglia minare la disinformazione sulle migrazioni in maniera efficace dovrebbe quindi essere basata su narrazioni alternative che tengano conto delle seguenti raccomandazioni:
-Il messaggio dovrebbe mirare a riformulare il dibattito. Dovrebbe essere in sintonia con l'esperienza vissuta del pubblico di destinazione, riconoscendone i valori e le preoccupazioni, ma evitare di amplificarne le ansie. I messaggi che promuovono narrazioni alternative devono essere tempestivi e riflettere l'attualità dei notiziari. Come un vaccino somministrato a intervalli regolari, i comunicatori dovrebbero ripetere messaggi semplici e specifici che possono stimolare la migliore risposta immunitaria contro le cornici ostili costruite dalla disinformazione.
-Il mezzo dovrebbe mirare a ripristinare la fiducia tra i gruppi. Le istituzioni, che sono spesso soggette a campagne di discredito, dovrebbero dare priorità alla comunicazione attraverso intermediari fidati che possono far arrivare messaggi a persone difficili da raggiungere. Dovrebbero lavorare in collaborazione con la società civile e gli attori locali per trasmettere messaggi coordinati negli ambienti giusti. Dovrebbero cercare di raggiungere le persone "dove si trovano", utilizzando il canale di comunicazione più appropriato, prendendo in considerazione dove il loro pubblico fruisce delle informazioni.
-La selezione del pubblico dovrebbe mirare a recuperare i lettori dai margini. I pubblici di riferimento dovrebbero essere individuati in base ai loro valori e a cosa ritengono essere importante. I comunicatori devono trovare un "punto di ingresso" dove messaggero e pubblico condividono un terreno comune.
Queste strategie di narrazione devono essere supportate anche da cambiamenti di politiche. Politiche efficaci combinate con narrazioni alternative contribuiranno notevolmente per dare soluzioni alle preoccupazioni che guidano la disinformazione sulle migrazioni. Un dibattito più equilibrato, a sua volta, faciliterà l'adozione di riforme significative in linea con i valori fondamentali dell'UE e i diritti umani, creando così un circolo di rafforzamento reciproco tra narrazioni alternative e definizione delle politiche.
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