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"Le comunità migranti in Italia": Report 2023


Presenze, lavoro, partecipazione e percorsi di inclusione delle 16 comunità più numerose

È disponibile l’undicesima edizione dei Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di Sviluppo Lavoro Italia S.p.A. Elaborando dati provenienti da diverse fonti istituzionali, i Rapporti illustrano le caratteristiche di ciascuna delle 16 comunità più numerose: marocchina, albanese, ucraina, cinese, indiana, bangladese, egiziana, filippina, pakistana, moldava, srilankese, senegalese, nigeriana, tunisina, peruviana ed ecuadoriana. Ai 16 rapporti si affianca, oltre agli Executive Summary, un quaderno di confronto con un’analisi comparativa fra le diverse comunità.Alcune novità sono state introdotte sia in relazione all’analisi delle caratteristiche e delle modalità delle presenze - introducendo uno studio diacronico sui permessi di soggiorno a partire dal 1992 – sia in relazione al mondo del lavoro, analizzando i dati sul lavoro dipendente e autonomo di fonte INPS. Si conferma anche per quest’anno la proficua collaborazione con il CeSpi che ha fornito un’analisi dell’inclusione finanziaria e delle rimesse.

Uno sguardo d’insieme

I cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2023 sono 3.727.706. Si registra un equilibrio di genere quasi perfetto (uomini 50,2%, donne 49,8%). Significative le differenze tra le comunità: da un lato, le comunità pakistana, senegalese e bangladese con un’incidenza maschile che supera il 70%, e, all’opposto, le comunità ucraina e moldava composte per il 75,9% e il 67,1% da donne.

Il 2022 ha segnato un record positivo per il numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati: 449.118, con un incremento dell’85,9% rispetto all’anno precedente. Da oltre 10 anni non si rilevava un numero così elevato di ingressi di cittadini non comunitari nell’anno. L’incremento degli ingressi coinvolge tutte le comunità, risultando esponenziale per i migranti di cittadinanza ucraina (+1.556,6%). Rilevanti anche gli incrementi registrati per le comunità peruviana (+77,4%), bangladese (+53,6%), egiziana (+47%) e pakistana (+36%).

La popolazione non comunitaria presente nel Paese è nettamente più giovane di quella italiana. I minori sono 767.809, pari al 20,6% dei regolarmente soggiornanti, a fronte di un’incidenza del 15% sulla popolazione di cittadinanza italiana. Va segnalato tuttavia come stia progressivamente diminuendo sia il numero di minori che quello di nuovi nati anche nella popolazione extra UE. Anche su questo fronte si rilevano significative differenze tra le comunità: la quota di minori risulta massima per le comunità egiziana, marocchina, nigeriana e tunisina e minima in quelle moldava, filippina, peruviana e senegalese.

La maggioranza (60,1%) dei cittadini non comunitari detiene un permesso di soggiorno di lungo periodo, sebbene la percentuale risulti in calo rispetto all’anno precedente (quando era pari al 65,8%), in ragione del rilevante numero di nuovi permessi rilasciati nel corso del 2022. La quota di lungo soggiornanti risulta massima per le collettività moldava (85%), ecuadoriana (77,7%), filippina (70,2%), marocchina (69,5%), tunisina (69,7%) e srilankese (69,1%), mentre risulta minima nelle comunità nigeriana (36,1%), pakistana (47,5%) e ucraina (47,4%).

Al 1° gennaio 2023 sono quasi un milione e 400mila i cittadini italiani che in precedenza avevano cittadinanza extra UE. Per quanto riguarda il solo 2022 sono state 194.071 le acquisizioni di cittadinanza italiana che hanno riguardato cittadini di origine non comunitaria, con una rilevante crescita rispetto all’anno precedente: +87,5%. Principali Paesi di origine dei nuovi italiani sono Albania e Marocco (che coprono oltre un terzo delle acquisizioni).

La popolazione proveniente da Paesi terzi gioca un ruolo rilevante nel mercato del lavoro italiano, rappresentando il 7,2% della popolazione lavorativa. Si tratta nella maggior parte dei casi (63%) di uomini. Il dato sulle tipologie professionali conferma la canalizzazione dei lavoratori non comunitari verso mansioni a bassa qualifica (il 32,4% nel Lavoro manuale non qualificato, a fronte dell’8,4% degli italiani). Il tasso di occupazione – pari per il complesso della popolazione non comunitaria a 59,2% - risulta massimo per le comunità filippina (72,8%) e peruviana (72,1%), e minimo per marocchini (47,9%) e pakistani (49,1%). La quota di persone in cerca di occupazione sulle forze lavoro (12% per il totale dei non comunitari) registra il suo valore massimo nella comunità nigeriana (24,6%) e il minimo (5,2%) in quella cinese. Infine, la comunità marocchina si colloca in prima posizione per il più elevato tasso di inattività (44,1%), che risulta invece minimo per i peruviani (19,7%), (per il complesso dei cittadini di Paesi Terzi è pari a 32,7%).

Nelle distanze esistenti tra i valori rilevati, determinante in particolare, il livello di partecipazione al mercato del lavoro delle donne. Nel 2022 tra i cittadini non comunitari il tasso di occupazione femminile è del 43,6% (per le donne italiane il tasso sale al 51,5%), con uno scarto rispetto alla componente maschile extra-Ue di oltre 30 punti percentuali. Alcune comunità - come quelle filippina, ucraina, moldava, peruviana ed ecuadoriana - fanno rilevare una maggior quota di occupate, mentre le collettività provenienti dal subcontinente indiano e dal Nordafrica presentano, contemporaneamente, bassi tassi di occupazione femminile e alti tassi di inattività (indicatore, quest’ultimo, che per le nazionalità pakistana, bangladese ed egiziana supera l’80%).

Si conferma rilevante anche nel 2022 il protagonismo della popolazione non comunitaria in ambito imprenditoriale: le imprese guidate da cittadini non comunitari ammontano a 512.646 (l’8,5% del totale delle imprese italiane). Tra i 390.511 cittadini non comunitari titolari di un’impresa individuale spiccano le nazionalità marocchina (il 15,3% del totale), cinese (13,2%) e albanese (9,7%). Al contrario, risulta piuttosto residuale la quota di imprenditori individuali filippini ed ecuadoriani (inferiore all’1%). Netta la predominanza maschile in questo ambito, rappresentando gli uomini circa il 77,5% del totale.

Il volume complessivo di rimesse in uscita dall’Italia ammonta, al 30 settembre 2023, a 6,077 miliardi di Euro. La fotografia delle prime dieci nazionalità per volumi di rimesse evidenzia in modo chiaro la rilevanza dei Paesi asiatici: Bangladesh, Pakistan e Filippine rappresentano le principali destinazioni.

 

 

I Rapporti sulle comunità migranti in Italia e le relative sintesi sono pubblicati anche sul sito istituzionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e sul sito di Sviluppo Lavoro Italia S.p.A.