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02 marzo 2021

Agromafie e sfruttamento lavorativo


Pubblicato il sesto Rapporto sui crimini agroalimentari

Documento di sintesi

 

È stata presentata lo scorso 14 febbraio la sesta edizione del Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.

Il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie – si legge nel comunicato stampa diffuso - è salito a 24,5 miliardi di euro con un balzo del 12,4% nell’ultimo anno. Una rete criminale che si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita.  I poteri criminali si “annidano” nel percorso che frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Il risultato sono la moltiplicazione dei prezzi, che per l’ortofrutta arrivano a triplicare dal campo alla tavola, i pesanti danni di immagine per il Made in Italy in Italia e all’estero e i rischi per la salute.

 

Agromafia significa anche illegalità e sfruttamento del lavoro: un fenomeno che riguarda tutto il Paese da Nord a Sud. Il Rapporto analizza quindi anche le attività delle forze dell’ordine

Dal 1° gennaio 2017 al 30 giugno 2018 sono stati 561 i soggetti denunciati all’Autorità giudiziaria per il reato di “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. La quota più consistente di denunce effettuate è stata registrata per il reato di favoreggiamento delle condizioni di illegalità dello straniero (205 soggetti denunciati nel 2017 e 118 nel primo semestre del 2018; il 57% del totale). Seguono l’impiego da parte del datore di lavoro di stranieri privi del permesso di soggiorno (per un totale di 111 soggetti denunciati tra il 2017 e I semestre 2018) e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (complessivamente 127 soggetti).

Altro aspetto interessante riguarda la nazionalità dei soggetti denunciati: i dati evidenziano la netta prevalenza di italiani con l’80%, seguiti da individui di nazionalità marocchina con il 13%. Di modesta entità risultano i dati riferiti alle altre nazionalità, che non superano, per ciascuna, il 2% del complesso dei soggetti segnalati.

Da gennaio 2017 al 15 ottobre 2018 sono state deferite all’Autorità giudiziaria 352 persone a p.l. e 115 in stato di arresto per la violazione dell’art. 603-bis C.P. I report giornalieri nel biennio 2017- 2018 dei Carabinieri per la Tutela del Lavoro, impegnati al fianco degli Ispettorati Territoriali del Lavoro, evidenziano un quadro composito, caratterizzato dalla diffusa incidenza dei fenomeni dell’illecito sfruttamento della manodopera su tutto il territorio nazionale. L’utilizzo di lavoratori irregolari non ha connotazioni regionali né esclusive di alcuni settori economici, ma è variamente rinvenibile in agricoltura 63%, terziario 20%, industria 14%, edilizia 3%.

 

L’efficacia di qualsiasi programma di contrasto al caporalato – ha dichiarato il Sottosegretario per il Lavoro e le Politiche Sociali Claudio Cominardi -  deriva in buona parte dalla repressione di tale sistema criminale e quindi dall’attività che l’Ispettorato del Lavoro e il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Lavoro svolgono giornalmente. I controlli svolti tra il 2017 e il 2018 hanno infatti interessato 33.103 aziende, 4.784 di esse sono state sospese per la presenza di 19.239 lavoratori ‘in nero’. Sono stati recuperati contributi per un valore di 33 milioni 697 mila euro. Non mi sorprende – ha concluso il Sottosegretario - che la Lombardia sia una delle regioni maggiormente colpite insieme a Lazio e Campania”.

 

Proprio per mettere in campo una strategia nazionale ad hoc di lotta al caporalato, è stato recentemente istituito presso il Ministero del Lavoro un Tavolo dedicato a tale fenomeno.

 

 

 

 

 

 

 

 

         



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