Dopo il rallentamento dovuto alla pandemia, si registra nell’ultimo biennio, insieme ad una lieve crescita per la mobilità interna della popolazione, un più intenso aumento dell’ immigrazioni dei cittadini stranieri (complessivamente 697mila). Lo rivela il rapporto Istat su “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”, relativo agli anni 2022-2023.
La variazione positiva rispetto al 2021 si registra per tutte le aree di origine dei flussi di immigrazione straniera: per il complesso delle provenienze europee l’aumento è pari al +39,7%, per quelle africane è del +39,3% e per le asiatiche del +32,4%. Molto significativo è l’aumento di immigrazione dal continente americano (+80%), plausibilmente a causa del raddoppio degli ingressi da Argentina e Brasile dovuto ai flussi di immigrati che entrano in Italia per richiedere la cittadinanza italiana iure sanguinis (discendenti di generazioni di emigrati italiani).
Nel dettaglio dei Paesi europei, emerge l’eccezionale incremento dei flussi dall’Ucraina a causa del conflitto in corso dal 2022, che rende quest’ultima il principale paese est-europeo di provenienza del biennio 2022-2023: rispettivamente, 30mila e 33mila, ovvero quasi quattro volte in più rispetto al 2021. In seconda posizione si colloca l’Albania che supera, per la prima volta dal 2003, la Romania con oltre 29mila iscrizioni sia nel 2022 sia nel 2023 (+31,7% rispetto al 2021); i flussi dalla Romania, comunque, continuano a essere numericamente importanti (mediamente 25mila ingressi l’anno, durante il biennio 2022-2023, -1% sul 2021). Tornano a essere consistenti i flussi di provenienza africana, in particolare quelli dal Marocco (oltre 19mila ingressi l’anno, +27,2%, rispetto al 2021) e dall’Egitto (17mila l’anno, +110,7%). Raddoppiano anche le immigrazioni dalla Tunisia (10mila ingressi l’anno, +98,8% rispetto al 2021). Nel biennio 2022-23, tra i flussi provenienti dall’area asiatica, risultano molto intensi quelli dal Bangladesh (mediamente 23mila l’anno, +57,8%), dal Pakistan (18mila l’anno, +26,9%) e dall’India (13mila l’anno, +16,9%).
Con riferimento al territorio di destinazione, nel biennio 2022-23 i flussi degli immigrati stranieri si dirigono prevalentemente al Nord (complessivamente 384mila individui, con un’incidenza del 55,1% sul totale), che è anche la ripartizione in cui risiedono maggiormente i cittadini stranieri in Italia; seguono il Mezzogiorno (165mila, 23,7%) e il Centro (148mila, 21,2%). Un cittadino straniero su cinque si dirige in Lombardia (146mila, nel biennio), mentre Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio, accolgono in totale quattro stranieri su 10. A livello provinciale, i flussi si dirigono soprattutto nelle città metropolitane di Milano e Roma (rispettivamente 59mila e 43mila nei due anni).
Per quanto riguarda l’emigrazioni dall’Italia, esaurito l’effetto Brexit e dopo lo shock pandemico, le emigrazioni verso l’estero hanno ripreso lentamente quota, ma con livelli molto lontani rispetto a quelli osservati negli anni 2016-2019. Tra il 2014 e il 2023 si conta oltre un milione di espatri, a fronte di poco più di 515mila rimpatri; i saldi migratori dei cittadini italiani sono quindi sempre negativi e la perdita complessiva di popolazione italiana dovuta ai trasferimenti con l’estero è pari a 566mila unità. Il tasso di emigratorietà degli italiani, che nel 2021 era pari all’1,7 per mille, nel 2022 all’1,8 e nel 2023 al 2,0 per mille, testimonia una lieve ripresa della propensione a espatriare: si registrano tassi superiori alla media nazionale al Nord (mediamente 2,2 per mille nel biennio 2022-23).
“Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”