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16 maggio 2024

Istat: in Italia cresce l’occupazione (al 61,5%), ma anche le disuguaglianze sociali e territoriali


Luci e ombre del mercato del lavoro evidenziati dall'Istat nel Rapporto annuale 2024

Nel 2023, il tasso di occupati tra i 15 e i 64 anni è stato del 61,5% superando del 2,4% il tasso del 2019. Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro negli ultimi anni, in Italia si registra tuttavia anche un forte aumento dei lavoratori “poveri”: nel 2023, il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde è diminuito del 4,5%  .

Il fenomeno del lavoro “povero” fa sì che una parte molto elevata degli occupati versi in condizioni di vulnerabilità economica e ad essere più a rischio sono i giovani, le donne e gli stranieri. In particolare, i lavoratori di nazionalità italiana risultano avere un rischio di povertà di quasi 15 punti percentuali inferiore a quello degli stranieri; tale distacco supera i 18 punti se i lavoratori stranieri provengono da un paese non appartenente all’Ue27.

Lo rileva l'Istat nel Rapporto annuale 2024, da cui emerge come la ridotta partecipazione alla forza lavoro di giovani e donne  e stranieri aggravi l’effetto negativo del declino demografico, non più mitigato dal contributo alle nascite da parte dei cittadini stranieri, che aveva, invece, prodotto una ripresa della natalità a partire dai primi anni Duemila. Nel Centro e nel Nord (soprattutto nel Nord-est), l’effetto congiunto di flussi migratori positivi e di una maggiore incidenza dei nati da genitori stranieri ha rallentato il declino della popolazione giovane rispetto al Mezzogiorno.

Per quanto riguarda i dati sugli stranieri, nel 2023 la ripresa dei movimenti migratori internazionali, già avviatasi nel 2022, è proseguita, compensando quasi totalmente il deficit dovuto alla dinamica naturale: le iscrizioni per trasferimento di residenza dall’estero ammontano a 416 mila, in lieve aumento (+1,1 per cento) rispetto al 2022, ma in decisa crescita nei confronti della media dell’ultimo decennio (circa 314 mila l’anno). Anche il rallentamento dei flussi in uscita è proseguito nel 2023: le cancellazioni per l’estero scendono a 142 mila, -5,6 per cento rispetto all’anno precedente e -21,0 per cento sul 2019, anno di picco in cui se ne contarono 180 mila.

 

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