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13 maggio 2024

“Protagonisti!” 2024: italianità e nuove generazioni a Milano


Cosa significa essere italiani oggi? A rispondere sono i giovani con background migratorio, in dialogo con istituzioni, politica e studiosi

Si è tenuta a Milano il 9 e 10 maggio 2024, presso BASE Milano, MUDEC - Museo delle Culture e Palazzo Lombardia, l'VIII edizione di "Protagonisti! Le nuove generazioni italiane si raccontano", seminario nazionale organizzato dal CoNNGI, la rete di associazioni di giovani con background migratorio, dedicata quest'anno al tema dell'italianità. Una due giorni di confronti, riflessioni, testimonianze, scambi di punti di vista e proposte, che hanno ribadito l'importanza del dialogo fra nuove generazioni, istituzioni e società civile al fine di promuovere un'Italia plurale, espressione di tutte le sue tante identità in divenire, a partire in particolare dai territori, come Milano e la Lombardia.  

L’evento è stato promosso dal CoNNGI e dall’associazione territoriale della rete Associazione Jasmine in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il patrocinio di Fondazione ISMU, e con il supporto di Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – OIM, Fondazione Compagnia di San Paolo e Sviluppo Lavoro Italia. La seconda giornata di lavori ha visto inoltre il patrocinio della Regione Lombardia

Ad aprire i lavori del seminario, moderati dalla presidente del CoNNGI Noura Ghazoui e dalla presidente di Associazione Jasmine Sana El Gosairi, i saluti istituzionali di Lamberto Bertolé, Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano, che ha sottolineato l'importanza di cambiare narrazione del fenomeno migratorio, ancora oggi spesso interpretato dai media come emergenziale, e ricordando come le nuove generazioni possano avere un ruolo decisivo in questo cambiamento. A seguire l'intervento di Raffaele Ieva per la DG Immigrazione del Ministero del Lavoro che ha ripercorso il lavoro di empowerment del Ministero nei confronti del CoNNGI, realtà che nel corso degli anni è diventata importante punto di riferimento per tutte le nuove generazioni italiane e non solo in qualità di interlocutore istituzionale, sottolinenado come il tema affrontato quest'anno, l’italianità, sia "un tema che ci riguarda tutti come comunità. Per le nuove generazioni, l'italianità non è solo una questione di cittadinanza o di riconoscimento legale – anche –, ma è soprattutto una questione di identità culturale e di senso di appartenenza. Chi meglio di loro, ragazze e ragazzi la cui condizione particolare ha portato loro a interrogarsi su questo tema da quando sono nati, può insegnarci cosa significa essere italiani oggi?". Anche Agostino Petrangeli, Responsabile Area Inclusione Sociale e Lavorativa di Sviluppo Lavoro Italia, ribadisce il supporto alla rete, sostenendo che attraverso la collaborazione con il CoNNGI e le realtà che rappresenta si possa realmente costruire una società più inclusiva, soprattutto per quanto riguarda l'accesso al lavoro. Marzia Sica, Responsabile Obiettivo Persone di Fondazione Compagnia di San Paolo, mette invece l'accento sulla profondità del tema scelto per questa edizione del seminario, che ci mostra chiaramente come non esista un unico modello di italianità, ma "modelli plurali di italianità, proprio quelli rappresentati dalle nuove generazioni". "Fatta l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani" è la celebre frase di Massimo D'Azeglio citata dal Segretario Generale della Fondazione ISMU Nicola Pasini, con cui ricorda come non si smetta mai di "fare gli italiani", soprattutto in un contesto sempre più multiculturale come quello dell'Italia contemporanea. A chiudere i saluti è Amir Atrous, Vicepresidente Vapore Milano, per cui "essere italiani oggi è appartenere a un territorio con una storia millenaria e far parte di una comunità vibrante in continua evoluzione con cui poter fare la differenza e costruire insieme il futuro di questo Paese".

I lavori sono proseguiti nelle quattro sessioni tematiche parallele, moderati da rappresentanti del CoNNGI e dell'Associazione Jasmine, che hanno visto confrontarsi e dialogare le nuove generazioni con rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, della politica e della società civile, nonché sociologi, antropologi, imprenditori, educatori, formatori e docenti.

Nel primo panel "I nuovi italiani tra rappresentanza e rappresentatività", con ospiti Veronica Riniolo, ricercatrice dell'Università Cattolica di Milano; Abdullah Badinjki, dirigente politico; Raisa Labaran, consigliera comunale di Brescia; e Bernard Dika, portavoce Presidente Toscana, Area Giovani; si è discusso di cittadinanza in senso ampio riconoscendo l’impegno di tutti i componenti di una comunità auspicandone la partecipazione nei processi decisionali. Il diritto di voto è solo il punto di partenza nel promuovere sentimenti di responsabilità, e tuttavia la bassa affluenza alle urne di cui siamo testimoni in questi anni indica livelli di apatia politica, che riflette un sentimento di delusione, che possono pregiudicare il funzionamento effettivo della democrazia. Se la democrazia come sistema politico si fonda sul riconoscimento dei diritti di cittadinanza e delle libertà individuali, da un lato e, dall’altro, sulla creazione di condizioni necessarie all’assunzione collettiva del destino della comunità, lo sguardo va allargato e rivolto a tutte le persone che abitano oggi il nostro Paese. "L'attivismo nasce dalla necessità di essere portatori di istanze importanti" ricorda il Professor Paolo Morozzo della Rocca (intervenuto nella seconda giornata di lavori nell'ambito della restituzione dei panel), "e l'impegno è la felicità di poter curare ferite". Per questo è necessario ricostruire comunità ascoltanto la voce di tutti, in un tempo che sembra diventato "il tempo della solitudine". Che le nuove generazioni, attraverso il loro impegno, instillino la volontà in tutti i giovani di tornare a pensare insieme il futuro, agendo nel presente. 

Il secondo panel "Costruire senso di appartenenza attraverso le esperienze sociali", insieme a Maurizio Ambrosini, sociologo dell'Università Statale di Milano; Mariagrazia Santagati, sociologa della Fondazione ISMU; Marta Scocco, sociologa e ricercatrice presso l'Università di Macerata; e Erica Colussi, antropologa presso Fondazione ISMU; ha approfondito la dimensione sociale dell’italianità che ha a che fare con il comportamento e il sentimento di tutti gli individui che vivono in questo Paese trovando la sua massima realizzazione civica in un contesto di lealtà e solidarietà. Necessarie allo sviluppo di questa dimensione, oltre alle relazioni pacifiche e proficue fra persone, sono le capacità, competenze, qualità personali, che possono essere messe a frutto per il bene comune dell’intera comunità, sia essa nazionale o locale, uno Stato o una città. In questo contesto risultano tre le esperienze sociali determinanti alla formazione dello spirito di appartenenza: la scuola, la famiglia e lo spazio, ovvero i cosiddetti "luoghi del cuore". "Bisogna cambiare paradigma", sostiene il Sindaco di Legnano Lorenzo Radice (intervenuto durante le restituzioni dei lavori), "la migrazione non è qualcosa di estraneo alle nostre vite, dobbiamo creare spazi di incontro a livello terrioriale nei quali, attraverso una logica di predistribuzione, permettere a tutti di esprimere i prorpi talenti e il proprio contributo alla comunità."   

Nel terzo panel "La cultura italiana come patrimonio comune", che ha visto come ospiti Paolo Masini, Presidente del MEI – Museo Nazionale Emigrazione Italiana; Simona Guglielmi, Sociologa all'Università Statale di Milano; Rossella Viaconzi, docente presso l'IC Statale Alda Merini di Milano; e Ilaria Maffei, Assessore all’inclusività del Comune di Legnano; si è dato spazio all tema della “cultura italiana”, e quindi dell’identità, dal punto di vista storico, antropologico e scientifico nel tentativo di individuarne i possibili tratti. Un percorso ineludibile per cogliere una concezione più ampia che comprenda il carattere dinamico della cultura in quanto sistema di interpretazioni, frutto di interazioni e vicendevoli trasformazioni dei gruppi umani. "Dobbiamo essere noi gli artefici del cambiamento, siamo determinati e determinanti", ha affermato l'avvocato Alì Listi Maman (intervenuto durante la restituzione), "noi nuove generazioni dobbiamo essere dei modelli per gli altri."
  
Al quarto e ultimo panel, "Il lavoro nella costituzione di un’Italia equa e inclusiva" hanno invece partecipato Cristina Toscano di Fondazione Cariplo; Sani Bhuiyan, consigliere comunale di Monfalcone, Ronke Oluwadare, psicoterapeuta; e
Anna Brambilla, Avvocatessa e consigliere ASGI. A partire dalla definizione dell’OCSE di integrazione come la capacità dei cittadini migranti di raggiungere gli stessi risultati sociali ed economici degli autoctoni, tenendo conto delle loro caratteristiche, il dibattito ha approfondito questa prospettiva, che dipende da molti fattori tra cui il genere, la provenienza e il livello di istruzione. Tutti coefficienti che caratterizzano il percorso individuale della persona di origine straniera, ma combinati all’approccio di integrazione economica dei vari paesi di immigrazione, conducono a risultati diversi. Certamente la qualità del percorso formativo e del lavoro giocano un ruolo importante nel determinare come i cittadini di origine straniera si inseriscono nella società, dove il tasso di occupazione è spesso considerato l’indicatore più importante di inclusione: nell’ultimo rapporto dedicato agli stranieri nel mercato del lavoro italiano, curato dal Ministero del Lavoro, si sottolinea come in tutta l’UE il 65% degli immigrati sia impiegato, rispetto al 69% dei nati nel paese. Una delle risposte emerse, anche dagli interventi di Antonio Russo, Vicepresidente nazionale ACLI e di Cristina Toscano di Fondazione Cariplo, che hanno accompagnato le restituazioni dei lavori nella seconda giornata, sono il "diversity management", la valorizzazione delle diversità in ambito lavorativo, e la "formazione continua", ovvero la capacità di definire strategie aziendali che sappiano capire e individuare le soft skills dei lavoratori proponendo - per tutti - spazi di crescita nel tempo.

La seconda giornata, intitolata "Il principio lavorista come paradigma per un'Italia equa e inclusiva" e tenutasi presso l'Auditorium Testori di Palazzo Lombardia, è stata aperta dall'intervento di Paolo Mora, Direttore Generale dell'Assessorato all'Università, Ricerca, Innovazione della Regione Lombardia, il quale ha sottolineato come il lavoro sia una dimensione essenziale per la realizzazione di sé ed è per questo che al centro di ogni intervento debba sempre esserci la persona, in un'ottica di priorità dell'inclusione sotto tutti gli aspetti favorita da servizi del lavoro efficaci e innovativi. A seguire l'intervento a distanza di Laurence Hart, Direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni - OIM, che ha riconfermato il sostegno alla rete insieme alla quale promuovere un "modello di italianità basato sul pluralismo e sulla condivisione". La giornata è proseguita con la restituzione dei lavori dei panel, il saluto di Mohammed Bazzout, Primo vice console aggiunto del Regno del Marocco, e le importanti testimonianze di Kamel Ghribi, Presidente GKSD investment holding Group, che ha ricordato alla platea di giovani con background migratorio l'importanza e la centralità dello studio, e Letizia Moratti, Presidente Fondazione E4Impact, per cui "l'elemento della multiculturalità e del rispetto reciproco devono continuare ad essere un faro, non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa". A chiudere l'evento una tavola rotonda che, oltre ai rappresentanti di CoNNGI, di Associazione Jasmine e di altri promotori e animatori della due giorni, ha visto la partecipazione di Stefania Congia, Direttore Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Gaia Romani, Assessora ai Servizi Civici e Generali al Comune di Milano e SiMohamed Kaabour, Fondatore IDEM Network.

Gaia Romani ha manifestato l'orgoglio da parte dell'amministrazione di agire in un contesto multiculturale come quello di Milano, che però non ritrova un'adeguata rappresentazione e rappresentatività all'interno delle istituzioni. Per questo "è necessario trovare delle risposte costruendo politiche a partire dalle istanze presenti nel Manifesto delle Nuove Generazioni Italiane". Stefania Congia ha invece evidenziato la sfida del tema dell'italianità premiando il coraggio del CoNNGI di esporsi facendosi traino per tutti: "Chi oggi si sentirebbe di promuovere un evento sull'italianità? Voi. È una sfida enorme, ancor più significativa se affrontata dalle nuove generazioni", e continua: "Prendetevi i vostri meriti, l'importanza del lavoro che avete svolto, formando in questi anni i nuovi consiglieri comunali, assessori, attivisti del territorio. Perché la partecipazione attiva è un dovere e una responsabilità, e voi ce lo state dimostrando. Ma non bisogna fermarsi, c'è da lavorare ancora molto senza dimenticare il tema della comunicazione, per cui vanno inventati e promossi nuovi paradigmi". "Abbiamo questa sfida: essere espressione di un'italianità che si manifesta in una plurale soggettività", afferma SiMohamed Kaabour, "esistono diverse maniere di essere italiani, noi ne siamo una" e conclude con le parole - che sono anche un invito rivolto a tutti - di Giuseppe Mazzini: "La Patria è una comunione di liberi e di eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine". 



 

 

         



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