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Regno Unito, approvata la legge che consentirà il trasferimento dei richiedenti asilo in Rwanda
24 aprile 2024
Regno Unito, approvata la legge che consentirà il trasferimento dei richiedenti asilo in Rwanda
L’approvazione della legge, nata per scoraggiare gli sbarchi nelle isole britanniche, arriva alla fine di un percorso tortuoso durato due anni che ha coinvolto tutti gli organi dello Stato
Il Parlamento del Regno Unito ha approvato in via definitiva il cosiddetto “Rwanda Bill”, un provvedimento che consentirà al paese di inviare i richiedenti asilo nella nazione africana, dove la loro istanza verrà giudicata.
Si tratta di una misura ideata due anni fa dal secondo esecutivo guidato da Boris Johnson, nel quale Rishi Malek ricopriva il ruolo di Cancelliere dello Scacchiere.
Per consentire l’approvazione della misura, il Governo ha emanato in gennaio il “
Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill”,
stabilendo per legge che il Rwanda è un paese sicuro, in modo da invalidare le obiezioni dei giudici della Corte Suprema, che avevano trovato “fondati motivi per ritenere che i richiedenti asilo correrebbero un rischio reale di maltrattamenti in caso di rimpatrio nel paese di origine, se questo avvenisse in Ruanda”.
Il provvedimento consentirà di trasportare per via aerea i richiedenti asilo in Ruanda. Se la richiesta verrà accettata rimarranno nel paese, se invece verrà respinta, dovranno obbligatoriamente fare ritorno nel Regno Unito, nonostante la legge non faccia chiarezza su cosa avverrebbe in questo caso.
Sunak
ha celebrato l’approvazione dichiarando: “Abbiamo ideato il disegno di legge sul Ruanda per scoraggiare i migranti vulnerabili dall’effettuare traversate pericolose, e infliggere un colpo al business criminoso delle bande che li sfruttano. L’approvazione di questa legge ci consentirà di farlo, e renderà molto chiaro che chi arriva qui illegalmente non potrà restare”.
L’approvazione della legge non garantisce comunque l’immediata attuazione della misura, poiché è probabile un’azione legale da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che si è più volte espressa negativamente nei confronti della proposta, e della cui Dichiarazione Universale il Regno Unito è firmatario.
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