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Arte
"Nomadic – canto per la biodiversità"
22 aprile 2024
"Nomadic – canto per la biodiversità"
L’incontro fra arte e scienza per raccontare le migrazioni
In occasione della Giornata Mondiale della Terra, che si celebra il 22 aprile, è importante ricordare il
legame profondo che intercorre fra la biodiversità
, e quindi le condizioni del pianeta,
e le migrazioni
che coinvolgono da sempre tanto gli animali quanto gli esseri umani.
La migrazione è infatti, oltre che naturale, fonte di vita, diversità e ricchezza.
È proprio questo il tema al centro dello spettacolo-concerto
“Nomadic – canto per la biodiversità”
, promosso dal National Biodiversity Future Center in collaborazione con IMARTS – International Music and Arts, il cui debutto è andato in scena lo scorso 19 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma nell’ambito del Festival delle Scienze. Ideatori e performer il filosofo delle scienze biologiche
Telmo Pievani
, professore all'Università di Padova e autore di numerosi libri di divulgazione scientifica, e il musicista e produttore
Gianni Maroccolo
, già tra le fila di Litfiba, CSI - Consorzio Suonatori Indipendenti e altre band di prima piano della scena rock italiana, accompagnati dalla voce narrante di Angela Baraldi e un’orchestra composta da chitarra (Andrea Chimenti), tastiera, fisarmonica e piano (Antonio Aiazzi), percussioni (Simone Filippi), basso (lo stesso Maroccolo), esraj e sitar (Beppe Brotto). La regia e light design sono a cura di Mariano De Tassis con Vladimir Jagodic come sound engineer.
Ad alternarsi sul palco le voci narranti di Telmo Pievani e Angela Baraldi, che ripercorrono la storia delle migrazioni animali e delle diaspore umane, con interpretazioni di canzoni a tema tratte dal repertorio di Marlene Kuntz, Litfiba, CSI, Franco Battiato, Claudio Rocchi, di musica contemporanea, di Philip Glass in particolare; e reinterpretazioni di musiche tradizionali provenienti da tutto il mondo.
A separare il gruppo sul palco dalla platea un sottile telo trasparente, il cui effetto produce una sorta di nebbia o, in modo ancor più evocativo, uno strato di inquinamento atmosferico, sul quale vengono proiettate immagini di animali e uomini in viaggio (realizzate da Marco Cazzato e Michele Bernardi) che rendono la performance un sapiente intreccio di parole, musica, immagini, giochi di luci e ombre, per un’immersione completa dello spettatore.
La narrazione si apre con il naufragio della F174, imbarcazione sovraccarica di persone provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 dicembre 1996 al largo di Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa. In quell’occasione morirono 283 migranti che stavano cercando di raggiungere le coste italiane alla ricerca di migliori condizioni di vita, una delle più grandi tragedie navali del Mediterraneo. Il
filo conduttore
di tutto lo spettacolo è infatti quello delle
migrazioni
, siano esse di animali o di esseri umani, in cerca, da sempre, di
risorse e di futuro
e da sempre passando per le stesse rotte: l’
Italia
è infatti sempre stato un
ponte migratorio
privilegiato. Gli esseri umani migrano da due milioni di anni e 50 millenni fa l’homo sapiens (i nostri antenati) ha iniziato a migrare dall’Africa verso il continente euroasiatico, popolando gradualmente tutto il pianeta mischiandosi con altre specie umane poi estintesi. Le migrazioni umane, a differenza di quelle animali, hanno la particolarità di essere progressive e senza promessa di ritorno: non si parte per tornare indietro ma per restare.
La migrazione ha dunque creato il mondo che conosciamo e continuerà a cambiarlo
. Ad esempio attraverso il cambiamento climatico, fenomeno influenzato direttamente dai comportamenti della specie umana, e il relativo impatto che ha sulla biodiversità e sugli ecosistemi, i quali non potranno non influire sugli spostamenti delle popolazioni producendo sempre più “
migranti climatici
”, persone obbligate a migrare a causa delle condizioni mutate, e non più vivibili, dei luoghi che abitano.
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