La Corte Europea dei Diritti Umani, con la decisione del 23 novembre 2023 resa nel procedimento n. 47287/17 (caso A.T. ed altri c. Italia), ha condannato l’Italia per avere detenuto illegalmente nell' hotspot di Taranto diversi minori stranieri non accompagnati, per avere utilizzato trattamenti inumani e degradanti nel predisporre le loro misure di accoglienza (art. 3 della Convenzione), per non avere nominato un tutore né avere fornito loro alcuna informazione sulla possibilità di contrastare in giudizio tale condizione (art. 13 della Convenzione, in relazione all’art. 3).Al centro della decisione della Corte di Strasburgo (organismo che dipende dal Consiglio d’Europa, del tutto indipendente dall’Ue), il trattenimento, in condizioni degradanti e di privazione della libertà, di quattro minori irregolari africani nell’hotspot di Taranto, previsto per soli adulti.I giudici hanno ravvisato tre violazioni della Convenzione europea dei diritti umani. La prima riguarda l’articolo 3, che vieta la tortura e i trattamenti disumani e degradanti. « La Corte – si legge – prende atto che il governo non contesta l’informazione sottoposta dai ricorrenti circa le carenze delle condizioni materiali dell’hotspot di Taranto». E, vista la durata della permanenza (circa due mesi), «conclude che i ricorrenti sono stati sottoposti a un trattamento disumano e degradante ». Seconda violazione: articolo 5, che vieta la privazione di libertà salvo nei casi previsti dalla legge e, in caso d’arresto, prescrive il diritto di essere informati sulle ragioni. Terza violazione: l’articolo 13 della Convenzione (diritto a un ricorso effettivo): la Corte afferma che, dal momento che all’inizio non era stato nominato un tutore legale, i minori non avevano al momento potuto denunciare le violazioni.L’Italia dovrà ora risarcire ciascuno dei quattro migranti con 6.500 euro per il danno non pecuniario, più 4.000 euro per i costi legali.- La sentenza