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11 giugno 2021

160 milioni i bambini nel mondo costretti a lavorare


I dati del nuovo Rapporto congiunto OIL – Unicef, diffuso in occasione, il 12 giugno, della Giornata Mondiale contro il lavoro minorile

Il numero di bambini costretti in lavoro minorile è salito a 160 milioni nel mondo — un aumento di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni. Altri milioni di bambini sono a rischio a causa dell’impatto della crisi generata dal COVID-19. Lo afferma un nuovo rapporto congiunto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dell’UNICEF.

Il rapporto Child labour: 2020 global estimates, trends and the road forward (“Lavoro minorile: stime globali 2020, tendenze e percorsi per il futuro”) è il primo rapporto congiunto ILO-UNICEF che contiene le stime sul lavoro minorile e fa parte di una strategia inter-agenzia più ampia per misurare e monitorare il progresso verso il raggiungimento dell’Obiettivo 8.7 di sviluppo sostenibile. Le stime si basano sull’estrapolazione dei dati di 106 indagini che coprono più del 70 per cento della popolazione mondiale dei bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni.

Il Rapporto evidenzia che il progresso verso l’eliminazione del lavoro minorile ha subito una battuta d’arresto per la prima volta in 20 anni, invertendo la tendenza al ribasso che ha visto il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016.

Nell’Africa sub-sahariana, la crescita della popolazione, le crisi ricorrenti, l’estrema povertà e le misure inadeguate di protezione sociale hanno costretto ulteriori16,6 milioni di bambini in forme di lavoro minorile negli ultimi quattro anni.
Anche nelle regioni in cui c’è stato qualche progresso sin dal 2016, come l’Asia e il Pacifico e l’America latina e i Caraibi, il COVID-19 sta mettendo in pericolo questi progressi.

Il rapporto segnala che, a livello globale, nove milioni di bambini in più rischiano di essere spinti verso il lavoro minorile entro la fine del 2022 a causa della pandemia. Un modello di simulazione mostra che questo numero potrebbe salire a 46 milioni se questi bambini non hanno accesso alla protezione sociale.


Alcuni dati contenuti nel rapporto

- Il settore agricolo rappresenta il 70 per cento dei bambini occupati in forme di lavoro minorile (112 milioni), seguito dal 20 per cento nei servizi (31,4 milioni) e dal 10 per cento nell’industria (16,5 milioni).

- Quasi il 28 per cento dei bambini tra i 5 e gli 11 anni e il 35 per cento dei bambini tra i 12 e i 14 anni non vanno a scuola.

- Il lavoro minorile è più diffuso tra i ragazzi che tra le ragazze ad ogni età. Per quanto riguarda il lavoro di ausilio domestico svolto per almeno 21 ore a settimana, il divario di genere nel lavoro minorile si riduce.

- La prevalenza del lavoro minorile nelle aree rurali (14 per cento) è quasi tre volte superiore a quella delle aree urbane (5 per cento).

- I bambini e adolescenti costretti in lavoro minorile rischiano di subire danni fisici e mentali. Il lavoro minorile compromette l’istruzione dei bambini, restringendo i loro diritti e limitando le loro opportunità future, e porta a un ciclo vizioso di povertà e lavoro minorile che ha un impatto su diverse generazioni.

Per invertire la tendenza all’aumento del lavoro minorile, l’ILO e l’UNICEF chiedono:

- Un’adeguata protezione sociale per tutti, comprese le prestazioni familiari universali.

- L’aumento degli investimenti a favore di un’istruzione di qualità e il ritorno di tutti i bambini a scuola anche per i bambini che non andavano a scuola prima del COVID-19.

- La promozione del lavoro dignitoso per gli adulti, affinché le famiglie non debbano ricorrere al lavoro dei loro bambini per generare reddito familiare.

- Porre fine agli stereotipi di genere e delle discriminazioni che hanno un impatto sul lavoro minorile.

- Investimenti in sistemi di protezione dell’infanzia, sviluppo agricolo, servizi pubblici rurali, infrastrutture e mezzi di sostentamento.

Leggi, Sintesi del rapporto in italiano 

Testo integrale del rapporto in inglese 


(
11 Giugno 2021)

 

 

         



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