Come le imprese degli italiani, anche quelle dei migranti in Italia hanno dovuto fare i conti con l'emergenza Covid-19, che, pur non riuscendo a bloccarne la crescita, l'ha comunque notevolmente frenata.
Al 30 giugno 2020 si contavano 621.367 imprese di migranti, il 10,2% delle imprese in Italia, l’1% in più rispetto al 31 dicembre, con un saldo positivo di 6.119 unità tra attivazioni e cessazioni nel semestre. Tra gennaio e giugno del 2019, però, il saldo era stato di 10.205 imprese, il 40% in più rispetto a quello di quest’anno.
È il bilancio pubblicato oggi da Unioncamere e InfoCamere, elaborando i dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Questi confermano anche che la forma giuridica più diffusa tra le imprese degli stranieri sia la ditta individuale (475mila, il 76,5% del totale, contro la media italiana del 52%). Poco meno di 100mila imprese di stranieri (96.964 unità, il 15,6% del totale) sono, invece, società di capitali.
Le Regioni con più imprese di stranieri sono Lombardia (948.461), Lazio (661.967) e Campania (597.756), quelle con le maggiori incidenze sul totale delle imprese attive sono Toscana (14,2%), Liguria (13,7%) e, ancora, Lombardia (12,6%). Roma (70.898), Milano (58.316) e Torino (27.175) guidano la classifica delle province per numeri assoluti, mentre quella con incidenze maggiori sono Prato (30,0%), Trieste (17,3%) e Firenze (16,9%).
I settori di attività con il maggior numero di imprese straniere sono Commercio al dettaglio (159.17), Lavori di costruzione specializzati (117.100), Attività dei servizi di ristorazione (48.017), Commercio all’ingrosso (37.352) e Costruzione di edifici (23.976). I settori che fanno registrare le maggiori incidenze sono, invece, Telecomunicazioni (32,9%), Confezione di articoli di abbigliamento (32,0%), seguiti da Lavori di costruzione specializzati (22,7%), Fabbricazione di articoli in pelle e simili (22,1%), attività di servizi per edifici e paesaggio (20,0%).
Tra le imprese individuali, i Paesi d’origine più rappresentati sono Marocco (63.619 imprenditori), Cina (52.727) e Romania (52.014, seguiti a distanza da Albania (34.020) e Bangladesh (30.528) e si segnalano differenti concentrazioni territoriali e settoriali per le diverse comunità.
Se, per esempio, la comunità marocchina è poco concentrata a livello territoriale, con un record di 7,1% di imprese a Torino, nella sola Milano si raccoglie il 43,5% di tutte le imprese con un titolare nato in Egitto e a Roma il 42,3% di quelle con titolare originario del Bangladesh. Quanto alle specializzazioni “etniche”, l'85% degli imprenditori senegalesi si dedica al commercio, come anche il 70% circa di nigeriani, marocchini e albanesi, mentre il 59% di quelli romeni e il 40% di quelli egiziani sono attivi nelle costruzioni.