
È stato presentato oggi online "Notizie in transito" ottavo rapporto annuale su media e immigrazione curato dall’Associazione Carta di Roma insieme all’Osservatorio di Pavia. Di seguito,i risultati principali:
Le prime pagine dei quotidiani
Nell’anno della diffusione della pandemia Covid-19, eventi e dichiarazioni che riguardano l’immigrazione e i suoi protagonisti mantengono una notiziabilità: 834 notizie sulle prime pagine dei 6 quotidiani nazionali analizzati nel tempo, con tuttavia una riduzione del 34% rispetto al 2019.
I due quotidiani che hanno dedicato più titoli al tema immigrazione nel periodo 2015-2020 sono Avvenire e Il Giornale, due testate che confermano, con tagli divergenti, un interesse spiccato per il tema. Nel 2020, Avvenire rimane il quotidiano con più notizie (291), segue La Stampa (129), La Repubblica (117), Il Giornale (116), il Corriere della Sera (91) e Il Fatto Quotidiano (90).
L’andamento della visibilità giornaliera del fenomeno migratorio alterna, in ragione dell’emergenza sanitaria, picchi di attenzione a fasi di assenza dalle prime pagine. Nel corso del 2020 l’attenzione al tema è stata discontinua, più elevata nei mesi estivi - luglio, agosto e settembre - e più contenuta nei mesi dell’emergenza sanitaria.
L’agenda dei temi sull’immigrazione evidenzia la centralità dei flussi migratori: i titoli delle prime pagine dei quotidiani, nel 53% dei casi, si concentrano sui flussi migratori. Detto altrimenti, sono gli arrivi via mare a fare notizia sulle prime pagine dei quotidiani. La voce “Società e cultura”, con il 12%, si colloca al secondo posto, ben lontana dalla copertura dei flussi.
Seguono l’Economia e il lavoro con l’11%, l’accoglienza con il 10%, il Covid-19 (8%), la Criminalità e la sicurezza (5%) e il Terrorismo (1%).
Nel 2020, si registra una diminuzione significativa dei toni allarmistici nella stampa: l’8% degli articoli presenta toni allarmistici, il dato più basso dal 2015 a oggi. Altrettanto contenuta la percentuale di articoli rassicuranti, pari al 2%.
Le categorie tematiche più permeabili a toni allarmistici sono quelle del terrorismo (62%) e del Covid-19 (41%). Più contenuta l’associazione allarmistica nella dimensione della criminalità e della sicurezza, tematizzata sulle prime pagine dei quotidiani in relazione alla messa in discussione e alla successiva abolizione dei decreti sicurezza.
Le linee editoriali dei quotidiani si differenziano significativamente per il grado di allarmismo nei titoli di prima pagina. Avvenire è il quotidiano che accoglie il maggiore numero di notizie rassicuranti, anche se in modo contenuto (4%). Il Giornale è la testata con il più alto numero di toni allarmistici (34% di notizie), in significativo calo rispetto agli anni precedenti. Nelle maggior parte delle testate prevalgono toni neutri.
La diminuzione della polarizzazione e dello scontro si lega anche a un calo significativo della politica: nel 19% dei titoli è presente un riferimento esplicito alla politica nazionale e sovranazionale; valore più che dimezzato rispetto al 2018 e al 2019, anni in cui la politica era presente in metà dei titoli di prima pagina.
Sono la gestione dei flussi migratori, il processo all’ex ministro degli Interni Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti, i rimpatri e gli aiuti dell’Unione europea, gli eventi che registrano la maggiore presenza della politica.
Sono cinque gli articoli sulle prime pagine che tematizzano in modo esplicito la questione degli ingressi regolari: corridoi umanitari e vie legali di approdo in Europa.
Il lessico dei titoli della Stampa sui migranti
Il tema immigrazione è entrato nei titoli della Stampa anche nei primi 10 mesi del 2020, nonostante l’agenda dei media abbia subito uno stravolgimento causato dall’emergenza Covid-19. L’analisi sui titoli si è posto tre domande: quanti titoli sono stati dedicati a migranti e migrazioni, quale lessico è stato adoperato, quali mutazioni semantiche sono occorse negli anni e quali termini e associazioni improprie permangono nel linguaggio.
Nel periodo gennaio-ottobre 2020, sono stati pubblicati 6.402 titoli su migranti e migrazioni dalle 108 testate esaminate, in media un titolo ogni circa quattro persone arrivate via mare sul territorio italiano, in base ai dati del Ministero dell’Interno sugli sbarchi nel medesimo periodo.
Le testate hanno dedicato in media 21,3 titoli al giorno su migranti e migrazioni, passando da una media giornaliera di 12,9 titoli nel mese di aprile - in piena emergenza Covid-19 e lockdown - a una media di 30,1 titoli ad agosto.
Le dieci testate più prolifiche sulle migrazioni (Avvenire, La Verità, Libero Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Messaggero, Il Fatto Quotidiano) raccolgono il 67% di titoli del corpus. Questi quotidiani di opinione sono anche quelli mediamente più attenti alla cronaca e al dibattito politico. L’attenzione al tema migranti è anche conseguenza della tematizzazione politica del fenomeno migratorio.
Tra le parole maggiormente evocative dei nuclei tematici trattati nei titoli del 2020, vi sono termini simbolici che rimandano agli sbarchi, al dibattito politico sull’autorizzazione a procedere in giudizio per l’ex ministro Salvini in relazione ai casi Open Arms e Gregoretti, alla questione sanitaria e pandemica, ai diritti del lavoro e allo sfruttamento di lavoratori stranieri, specialmente in agricoltura.
I luoghi citati raccontano gli spazi della migrazione, dai paesi di fuga a quelli di approdo, passando per le strade del mare. Il «campo» è il luogo simbolico di contenimento dei rifugiati («campo profughi») o di impiego dei molti lavoratori stranieri in agricoltura («campi agricoli»), il primo un luogo sospeso, di attesa forzosa delle risposte alle domande di asilo, al centro di eventi drammatici quali il rogo di Lesbo, il secondo un luogo di lavoro, per certi versi uno spazio di riconoscimento e integrazione, per altri un luogo invisibile abitato da persone inesistenti giuridicamente, perché irregolari, e fatti oggetto di brutale sfruttamento.
Tra i protagonisti dei titoli, vi sono soggetti del panorama politico italiano ma anche interpreti internazionali, come il presidente turco Erdogan, per la sfida all’Unione europea di aprire i confini, e le Ong impegnate nel soccorso in mare, ancora oggetto di aspre critiche per la presunta funzione attrattiva dell’immigrazione.
La parola simbolo del 2020, senza sorprese, è «virus», in una cornice da più parti trasformata in crisi sanitaria, per l’ipotesi di trasporto e diffusione dell’infezione da parte dei migranti.
L’analisi delle corrispondenze lessicali ha dato origine a quattro cluster, sfere semantiche e concettuali così denominate: 1) Accoglienza, 2) Allarme, 3) Lavoro e 4) Politica. Il primo cluster dell’Accoglienza raccoglie il 15% dei lemmi del corpus e rappresenta la dimensione di emergenza umanitaria, le vittime in mare, gli appelli alla solidarietà e fatti di cronaca. Il secondo cluster dell’Allarme, il più corposo raccogliendo il 53% di tutti i lemmi del corpus, rappresenta la dimensione emotiva della preoccupazione, se non di aperto rifiuto, verso le migrazioni su aspetti che vanno dagli sbarchi, alle tensioni internazionali, alla (presunta) emergenza sanitaria per la diffusione del Covid-19. Il linguaggio emergenziale permea molti titoli di questo insieme, con frequente ricorso ai lemmi «emergenza» e «allarme». Un ulteriore elemento critico che alberga in questo cluster è il ricorso al lessico bellico e a metafore di guerra. Questo linguaggio contribuisce ad alimentare, se non determinare, la percezione cognitiva di invasione, nonché ad amplificare visioni divisive poiché - come in guerra - esiste un noi e un loro, un confine da difendere, identità da preservare, soldati e disertori, vincitori e vinti, guerrieri e traditori, lotta e resa, propagande di parte, casualità e danni collaterali. Il terzo cluster del Lavoro comprende il 12% dei lemmi ed è quasi interamente connotato dalla regolarizzazione dei lavoratori stranieri in agricoltura e dallo sfruttamento dei braccianti. Il quarto cluster della Politica contiene il 20% dei lemmi e raffigura il dibattito politico sui decreti sicurezza e sulla richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio per l’ex ministro Matteo Salvini nei casi Open Arms e Gregoretti.
In discontinuità con gli anni passati, nella rilevazione del 2020 scompare come nucleo semantico autonomo quello della Criminalità, una sfera concettuale che ha proposto il binomio immigrazione-criminalità alimentando il senso di insicurezza degli italiani. La cornice di criminalità, tuttavia, è stata parzialmente sostituita da un’altra cornice avversa, quella dell’allarme sanitario per il Covid-19 e del rischio di diffusione del contagio.
Il termine «clandestino», denigrante e giuridicamente errato, è ancora ampiamente utilizzato nei titoli dei giornali. Nonostante il calo di penetrazione del termine nei titoli della Stampa negli anni passati, dal 2017 il trend si è invertito, toccando nell’ultima rilevazione del 2020, pur parziale su dieci mesi, il dato più elevato degli ultimi cinque anni (1,5% dei titoli).
Un fenomeno nuovo apparso in alcuni titoli della Stampa del 2020 è la stigmatizzazione dei migranti come veicolo di contagio del Covid-19. Il 13% dei titoli della Stampa sui migranti è situato nella cornice di allarme sanitario, riconducibile all’emergenza Covid-19. Mentre i titoli di alcune testate sottolineano l’urgenza di solidarietà verso categorie più deboli, altri titoli presentano criticità. Le principali categorie di stigmatizzazione dei migranti nella cornice di allarme sanitario sono risultate: 1) il dubbio sull’origine del virus; 2) il binomio immigrazione-malattie; 3) le (presunte) regole differenziate per migranti; 4) il costo economico dell’assistenza sanitaria ai migranti. Questi casi contravvengono ai principi e alle buone pratiche di copertura della pandemia, alimentando lo stigma verso potenziali malati e amplificando il ruolo di un gruppo specifico nella diffusione del contagio, fino a spolverare storiche e letterarie dicerie sugli untori.
La migrazione nei telegiornali di prima serata
Nel 2020, a seguito dell'emergenza sanitaria Covid19, la visibilità del fenomeno migratorio subisce una significativa contrazione rispetto agli anni precedenti: 2012 notizie nei primi dieci mesi del 2020, la metà rispetto a quanto rilevato negli ultimi due anni (4058 nel 2018 e 4002 nel 2019).
L'attenzione al tema, a differenza degli anni precedenti, è discontinua: presente nei primi due mesi dell'anno, ha una ripresa nei mesi estivi, anche se più contenuta rispetto agli anni precedenti.
Seppur in presenza di un calo delle notizie, l’immigrazione resta un tema di confronto e scontro politico: nel 38% dei servizi è presente, in voce, un soggetto politico-istituzionale.
Il primo tema dell’agenda dei temi è il racconto dei “flussi migratori” (con il 37% di attenzione), seguono quelli della “società e cultura” (con il 27%) e la “criminalità e sicurezza” (con il 15%).
Nonostante l’ampiezza della voce dei flussi migratori permane una asimmetria informativa tra il racconto degli arrivi via mare, dello scontro politico relativo alla gestione delle frontiere, degli accordi con la Libia e la Turchia, da un lato e la narrazione delle vie legali per raggiungere l’Europa e dei corridoi umanitari: rispettivamente 691 e 2.4
Lo spazio all’accoglienza è del tutto marginale, con il 4% di attenzione è il dato più basso degli ultimi cinque anni di rilevazione. Inoltre, la cornice in cui è declinata l’accoglienza è solo in parte umanitaria, affiancata da un racconto emergenziale e problematico (le “fughe degli immigrati”, il collasso dell’hotspot a Lampedusa, la gestione dei centri di accoglienza resa complicata dal Covid-19).
Nella classifica dei “luoghi della migrazione”, ovvero dei contesti i cui si svolgono le notizie, l’Italia si colloca al primo posto (con il 72% di spazio), seguono gli Usa (con l’11%, in ragione delle proteste e dei movimenti anti-razzisti). Tra i paesi di transito e di partenza vi sono, tutti con l’1% di spazio, la Libia, la Tunisia, la Turchia, la Grecia, la Siria e la Polonia.
Tra i contesti italiani, vi è una sovrapposizione tra alcuni luoghi e alcuni temi: la Sicilia, per esempio, nel racconto da due dei suoi luoghi più simbolici – Lampedusa e Pozzallo – è la regione più presente nelle notizie. Molto meno visibili, in ragione di una attenzione contenuta ai flussi migratori via terra rispetto a quelli della rotta del Mediterraneo centrale, i confini a est e a ovest: Trieste e Ventimiglia sono presenti, rispettivamente nel 2% e nell’1% delle notizie.
Migranti, immigrati e rifugiati sono presenti, in voce, nel 7% dei servizi, del tutto in linea con le rilevazioni degli ultimi anni.
Migranti e Covid nell’informazione su Facebook
Nei post FB degli organi di informazione che contengono riferimenti ai due universi semantici, quello della migrazione e quello del Covid-19, prevale la condivisione di contenuti che appartengono alla dimensione della cronaca. Riguardano casi di positività al virus tra migranti sbarcati o nei centri di accoglienza, fughe di migranti e proteste di cittadini, riportano dichiarazioni di politici in merito all’emergenza Covid-migranti, prese di posizione e soluzioni delle istituzioni. Meno frequentemente condividono articoli o servizi che riportano approfondimenti, ricerche, dati o che gettano uno sguardo oltre la realtà italiana. La cornice prevalente della cronaca contribuisce a creare nell’insieme una narrazione più emergenziale e meno riflessiva su quanto avviene.
La dimensione politica è presente in molti post e nei titoli degli articoli condivisi. Le dichiarazioni spesso divisive degli esponenti politici rendono più forte l’accezione problematica e non risolvibile o contenibile del rischio diffusione epidemia in capo ai migranti. Meno presente la voce di attori altri, tra i quali gli esperti di questioni sanitarie a portare dati e conoscenza specifica della questione.
La presenza di un linguaggio emergenziale e allarmistico, presente soprattutto in alcune testate, contribuisce a creare un clima di minaccia e paura. La spersonalizzazione dei migranti, descritti come entità plurale e narrati come merce da spostare e collocare disumanizza la narrazione.
Nel campione esaminato non manca, anche se è meno evidente, la contro-narrazione con post che confutano se non criticano, una certa visione del migrante pericoloso, infetto e infettante, dando spazio a voci di esperti sanitari e dati che vanno in direzione opposta. Tuttavia si tratta di una componente minoritaria.
Le pagine FB di giornalisti con largo seguito sono il luogo di opinioni, riflessioni, a volte anche di veemente denuncia e scherno. In alcune una forte connotazione di scontro politico incornicia la questione, rendendo più difficile una lettura oggettiva e razionale del lettore, chiamato dai toni accessi più a fare il tifo pro o contro, che a informarsi, problematizzare e comprendere.
Strategie per creare in-group e out-group nel discorso politico su Twitter
I migranti, sullo sfondo dell’emergenza sanitaria, continuano a essere sfruttati per creare una “retorica dell’altro”, che li vede come un gruppo opposto e rivale (out-group) rispetto a quello degli italiani (in-group). Il tema del “blocco dei confini” viene più o meno consapevolmente confuso a quello del “blocco dei contagi”, per il fatto che limitare la circolazione di persone è uno dei pochi strumenti che abbiamo per arginare la pandemia di Covid-19.
Tra le strategie retoriche implicite ed esplicite che vengono usate per creare, a livello di discorso, una contrapposizione tra un in-group (italiani) e un outgroup (stranieri), l’uso dei connettivi tipo mentre è particolarmente rilevante e difficile da individuare.
Dall’analisi di un corpus di tweet di politici emerge che mentre agisce a livello persuasivo su più livelli: (i) crea contrapposizione tra in-group e out-group (Italiani chiusi in casa vs. migranti liberi di sbarcare); (ii) crea contrapposizione tra fatti, o presunti tali, che riguardano i membri dell’in-group e fatti che riguardano i membri dell’out-group senza che questi siano davvero in contrasto (finanziare lettini vs. finanziare l’accoglienza); (iii) in sottotraccia, contrabbanda come scontate informazioni vaghe e/o non veritiere.
Leggi l'VIII Rapporto Carta di Roma "Notizie di transito".
Fonte: Carta di Roma