I Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,
Elaborando dati provenienti da diverse fonti istituzionali, i Rapporti illustrano le caratteristiche e i processi di inclusione di ciascuna delle 16 comunità più numerose: marocchina, albanese, cinese, ucraina, indiana, filippina, egiziana, pakistana, moldava, srilankese, senegalese, tunisina, nigeriana, peruviana ed ecuadoriana. Ai 16 rapporti si affiancano, oltre agli Executive Summary, un quaderno di confronto con un’analisi comparativa fra le diverse comunità e un’appendice statistica.
Uno sguardo d’insieme
I cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2022 sono 3.561.540. Si registra un equilibrio di genere quasi perfetto (uomini 51%, donne 49%), con significative differenze tra le comunità, con le comunità pakistana, senegalese e bangladese con un’incidenza maschile che supera il 70%, e, all’opposto, le comunità ucraina e moldava composte per il 79% e il 67,1% da donne.
Il 2021 ha registrato un deciso incremento delle presenze: + 5,6%, oltre 186 mila cittadini extra UE in più rispetto all’anno precedente. L’aumento coinvolge tutte le principali comunità, seppur con intensità diverse, a eccezione della moldava (sostanzialmente stabile) e dell’ecuadoriana, che fa registrare una riduzione dell’1,1% delle presenze.
La popolazione extra UE in Italia è decisamente più giovane di quella italiana: i minori rappresentano il 21% della popolazione non comunitaria, a fronte del 15,3% rilevato sulla popolazione di cittadinanza italiana. Anche su questo fronte si rilevano significative differenze tra le comunità in ragione del diverso livello di stabilizzazione: la quota di minori risulta massima per le comunità egiziana, marocchina, tunisina e nigeriana.
Continua il graduale e costante aumento dei permessi di soggiorno di lungo periodo, che al 1° gennaio 2022 ammontano, sul totale dei non comunitari, al 65,8%. Le comunità che fanno rilevare una maggiore quota di lungosoggiornanti sono la moldava (85,9%), l’ucraina (81,2%), l’ecuadoriana (79,4%).
I motivi familiari rappresentano il principale motivo di ingresso nel Paese per la maggior parte delle nazionalità, raggiungendo l’incidenza massima, superiore o prossima al 70%, per i cittadini provenienti da Sri Lanka, Ecuador, Marocco e Filippine. Il lavoro torna dopo anni la seconda motivazione di rilascio dei documenti di soggiorno (21,1%), registrando un aumento esponenziale rispetto all’anno precedente (+394,5%). Il 12,8% degli ingressi è legato a richiesta o detenzione di una forma di protezione, il restante 7,3% a motivi di studio.
Le acquisizioni di cittadinanza a favore di cittadini di origine non comunitaria ammontano nel 2021 a 109.594 (il 7,5% in meno rispetto all’anno precedente). Tra i nuovi cittadini spiccano per numero i nati in Albania (20,5%) e Marocco (15,1%), seguiti dai neocittadini nati in Bangladesh, India e Pakistan, con quote pari rispettivamente a 4,7%, 4,1% e 4%.
La presenza migrante è ormai un elemento strutturale mercato del lavoro italiano, con il 7,1% della forza lavoro di cittadinanza extracomunitaria. Tra il primo semestre 2022 e l’anno precedente si rileva una crescita complessiva del numero degli occupati e un calo di inattivi e persone in cerca di occupazione. Le variazioni più rilevanti riguardano le comunità peruviana, cinese e albanese, che fanno registrare un deciso incremento dei tassi di occupazione (rispettivamente +11,2%, +7,3% e +6,6%) e un cospicuo decremento dell’inattività (-11,6%, -7,8% e -5,4%).
Le comunità connotate da un maggior protagonismo femminile, come la filippina, l’ucraina, la moldava e la peruviana, fanno rilevare la più elevata quota di occupate sulla popolazione femminile (rispettivamente 76,2%, 63,6%, 59,9% e 74,1% a fronte del complessivo 43%). Una situazione del tutto speculare si rileva invece tra le collettività provenienti dal subcontinente indiano e dal Nordafrica, che fanno registrare per le donne i più bassi tassi di occupazione e i più elevati tassi di inattività (indicatore, quest’ultimo, che per le nazionalità pakistana, bangladese ed egiziana arriva a superare l’80%).
Si conferma rilevante anche nel 2021 il protagonismo della popolazione non comunitaria in ambito imprenditoriale: sono infatti 507.726 le imprese extra UE in Italia che rappresentano l’8,4% del complesso delle imprese italiane. Si tratta in netta prevalenza di imprese individuali (77,5%) che investono soprattutto nel Commercio (41,2%) e nell’Edilizia (22,4%).
Il volume complessivo di rimesse in uscita dall’Italia nel 2022 ha raggiunto gli 8,212 miliardi di euro, con una crescita del 6% rispetto al 2021. Il continente asiatico rappresenta la prima destinazione delle rimesse dall’Italia con il 45% dei flussi.
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I Rapporti sulle comunità migranti in Italia e le relative sintesi sono pubblicati sul sito istituzionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sul Portale integrazione migranti e sul sito di ANPAL Servizi SpA.