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"Musica migrante. Dall'Africa all'Italia passando per il Mediterraneo"
"Musica migrante. Dall'Africa all'Italia passando per il Mediterraneo"
Un viaggio tra le tradizioni musicali che hanno conquistato il mondo
Musica migrante. Dall’Africa all’Italia passando per il Mediterraneo
(Arcana 2019) di Luca D’Ambrosio, blogger con la passione per la musica, si propone come una sorta di introduzione al variegato universo musicale del continente africano. Un universo che, come scrive Vincenzo Corzani in una delle due prefazioni al libro, non è – contrariamente alle generalizzazioni semplificatorie del pensiero comune – riconducibile a un’unica tradizione: “Non esiste la musica africana, esistono le “musiche” dell’Africa. Sono tante, colorate e diversissime”. Musiche e immaginari musicali che, come ricorda invece Angélique Kidjo nell’altra prefazione, hanno conquistato il mondo, dapprima “attraverso la schiavitù, che ha depositato le tradizioni africane in Brasile, Cuba, Haiti, New Orleans e molti altri paesi dell’America Latina”, e poi “anche più recentemente, grazie al successo della world music a partire dalla fine degli anni Ottanta, e oggi con la rapida diffusione della musica dance ‘afrobeats’ nigeriana”.
Luca D’Ambrosio parte così alla ricerca di quei suoni e lo fa prendendo spunto dalle testimonianze dei migranti arrivati in Italia all’inizio del terzo millennio, incontrandoli e parlando con loro di musica, di quella che amano e che rappresenta il legame con la loro terra d’origine. “La musica – scrive – è sicuramente una delle chiavi di accesso al mondo di questi ragazzi che, specialmente nei sogni e nelle aspirazioni, non sono per niente diversi dai loro coetanei occidentali”.
La prima parte del libro è dunque la narrazione dell’incontro dell’autore con i giovani arrivati recentemente in Italia dal continente africano, mentre la seconda parte è incentrata su alcuni passaggi storici delle musiche africane, dalle origini ai nostri giorni, facendo cenno anche a strumenti (ad esempio lo djembé westafricano, le kerkabs marocchine, la kora mandinga o l’inanga del Burundi), generi, e grandi protagonisti, come, fra gli altri, Fela Kuti, Cesària Èvora, Khaled, Yossou N’Dour, Miriam Makeba. Nel libro c’è anche spazio per le nuove generazioni italiane di origini africane; negli ultimi due anni, infatti, fra i partecipanti e ospiti di Sanremo – la più importante manifestazione musicale italiana – abbiamo avuto artisti come Ghali, Mahmood, Elodie e Fadi.
Fra tradizione e nuove contaminazioni, in un mercato sempre più globalizzato e digitale, la scoperta o riscoperta di una storia musicale, che non è solo musicale, da noi ancora troppo poco conosciuta, può certamente aiutarci a comprendere l’importante contributo di migrazioni e integrazioni, si tratti di suoni o di persone.
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