HomeRicerca Newsll giusto prezzo dei prodotti agricoli come strumento per la lotta al caporalato



28 febbraio 2019

ll giusto prezzo dei prodotti agricoli come strumento per la lotta al caporalato


La Conferenza organizzata da Mountain Partnership Fao

Il prezzo oggi riconosciuto ai prodotti dell'agricoltura viene incessantemente spinto al ribasso. Questo rende iniquo il compenso per il lavoro svolto, impossibile ripagare l'attività di cura dei suoli e dell'ambiente, e mantenere il costo del lavoro nei campi in condizioni di piena legalità. Il prezzo non è giusto per gli agricoltori che ricevono compensi troppo esigui per il loro lavoro, ma neanche per i consumatori, che pagano meno in termini economici ma perdono in qualità degli alimenti, dell'ambiente e della salute. Schiacciata tra queste contraddizioni, l'agricoltura non riesce a compensare adeguatamente chi lavora nel settore.

Di questo si è discusso lo scorso 25 febbraio, in una Conferenza organizzata dalla Mountain Partnership della Fao che ha puntato a promuovere una discussione tra produttori e consumatori per superare il mito del prezzo sempre più basso, che danneggia entrambe le parti.

Aprendo il convegno, Giorgio Grussu, coordinatore dei progetti di Mountain Partnership ha sottolineato che il messaggio che si sta cercando di comunicare ai consumatori è che "un cibo sano e di qualità deve essere sostenuto da prezzi adeguati che compensino in modo adeguato il lavoro di cui tutti noi beneficiamo, e da cui dipende la nostra salute e la salute del nostro pianeta».

Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani ha evidenziato che una parte del mondo agricolo e della distribuzione, in particolare nel campo dell'agricoltura biologica e di qualità, con il sostegno della comunità internazionale si sta mobilitando per un prezzo equo dei prodotti alimentari." Sui campi italiani convenzionali, un chilo di pomodori da passata viene pagato 8 centesimi al chilo, un chilo di grano duro 22 centesimi, un litro di latte di pecora – come abbiamo visto dalle proteste dei pastori sardi – 55 centesimi e anche alimenti prodotti in zone di agricoltura "eroica" subiscono lo stesso deprezzamento. Insomma, Il prezzo non è giusto. E non è giusto per gli agricoltori, che spesso ricorrono a scorciatoie illegali come lo sfruttamento della manodopera, così come per i consumatori che senz'altro pagano meno nell'immediato, ma perdono per quel che riguarda la qualità del cibo, dell'ambiente, della stessa salute. Dietro il prezzo basso dei prodotti agroalimentari si nascondono costi occulti che vengono ribaltati su tutta la società e hanno effetti non solo economici.

«Il primo passo da compiere- ha evidenziato il presidente di  EcorNaturaSì Fabio Brescacin - è quello di riconoscere agli agricoltori il giusto prezzo per i loro prodotti, perché l'agricoltura cessi di essere un'attività inquinante e distruttiva del pianeta e una causa di sfruttamento lavorativo dei braccianti. Quello che viene pagato agli agricoltori non riesce a coprire i costi del lavoro e delle risorse impiegate, e il nostro impegno è quello di garantire ai nostri clienti un prodotto non solo di qualità, ma che offra garanzie di giustizia sociale per i lavoratori coinvolti e il massimo sforzo per la salvaguardia del pianeta.

Fonte: Fao