HomeRicerca NewsCorte Ue, non è favoreggiamento l’ingresso illegale con un minore affidato



04 giugno 2025

Corte Ue, non è favoreggiamento l’ingresso illegale con un minore affidato


La sentenza nell'ambito di un procedimento di rinvio pregiudiziale presentato dal tribunale di Bologna

Chi entra in Europa senza documenti insieme al figlio minorenne, o a un minore di cui è affidatario, non può essere accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue il 3 giugno scorso nella causa C-460/23  [Kinsa] , partita dall’Italia.

Nell'agosto 2019, una cittadina di un paese terzo si è presentata alla frontiera dell'aeroporto di Bologna (Italia), all'arrivo di un volo proveniente da un paese terzo, accompagnata da sua figlia e da sua nipote, entrambe minorenni e aventi la sua stessa cittadinanza, utilizzando passaporti falsi. Fuggiva dalle minacce di morte del compagno. Dopo essere stata arrestata, le è stato contestato il reato di favoreggiamento dell’ingresso illegale. All’inizio rischiava 15 anni: le erano state contestate pure le aggravanti sull’uso di «servizi internazionali di trasporto» e «documenti contraffatti o alterati». Le aggravanti sono finite davanti alla Corte costituzionale, che le ha cassate. Nell'ambito del procedimento penale, il Tribunale di Bologna si è rivolto alla Corte di giustizia. Quest'ultima ha quindi esaminato la questione se tale condotta rientri nei comportamenti illeciti di favoreggiamento dell’ingresso illegale, ai sensi del diritto dell'Unione  , e se possa essere sanzionata penalmente

Ad avviso della Corte non rientra nella fattispecie di favoreggiamento la condotta di una persona che, in violazione del regime di attraversamento delle frontiere, faccia entrare nel territorio di uno Stato membro minori cittadini di paesi terzi che l'accompagnano e nei confronti dei quali essa è effettivamente affidataria. Infatti, tale condotta non costituisce favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, che il diritto dell'Unione mira a combattere, ma esercizio della responsabilità di tale persona nei confronti di detti minori, derivante dal loro rapporto familiare. Il diritto dell'Unione osta quindi a una normativa nazionale che sanziona penalmente tale condotta.

La sentenza