
La scomparsa di Papa Francesco ha lasciato un vuoto profondo non solo nella Chiesa cattolica, ma anche nel cuore di milioni di persone che hanno trovato in lui un punto di riferimento, una voce per chi non ha voce. Tra i primi a ricordarlo con commozione, il Centro Astalli e l’UNHCR, entrambi testimoni diretti dell’impegno instancabile del Pontefice a favore dei migranti, dei rifugiati e degli ultimi della terra.
Il Centro Astalli, da sempre in prima linea nell’accoglienza e nell’integrazione dei rifugiati in Italia, ha voluto sottolineare il tratto umano e profetico del pontificato di Papa Francesco. In una nota, lo ricorda come “un amico dei rifugiati, a cui ha sempre espresso vicinanza, difendendo i loro diritti e la loro dignità: non numeri ma persone, volti, storie, fratelli da accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.
Il presidente del Centro, padre Camillo Ripamonti, ha ricordato le parole e i gesti del Papa come “segni concreti di speranza”, soprattutto per chi vive nelle periferie esistenziali. Emblematica la sua visita del 2013 alla mensa del Centro Astalli, un momento che gli operatori, i volontari e i rifugiati custodiscono “nella memoria del cuore”. «Guardare negli occhi, toccare le ferite»: così Papa Francesco ha restituito dignità a chi era stato dimenticato.
Anche l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, ha espresso profondo dolore per la scomparsa di quello che definisce “un leader generoso e coraggioso”. In un messaggio ufficiale, l’UNHCR ha ricordato l’impegno globale del Papa per i diritti dei rifugiati e dei migranti, sottolineando come abbia saputo “usare la sua autorevolezza morale per spingere governi e istituzioni ad accogliere e integrare chi è costretto alla fuga”.
Il suo pontificato è stato segnato da viaggi simbolici nei luoghi-simbolo della sofferenza umana: Lampedusa, Lesbo, Cipro, solo per citarne alcuni. In questi luoghi ha abbracciato i rifugiati, ascoltato le loro storie, e lanciato appelli accorati alla comunità internazionale: “non voltatevi dall’altra parte”.
In un’epoca segnata da paure e chiusure, Papa Francesco ha scelto di camminare contro la “globalizzazione dell’indifferenza”. La sua eredità morale continuerà a vivere nell’impegno quotidiano di chi, come il Centro Astalli e l’UNHCR, opera per restituire dignità a chi è costretto alla fuga.
Oggi ci sentiamo più soli – scrive il Presidente del Centro Astalli - ma il nostro conforto sta nella speranza che non delude. Nel suo esempio e nel suo ricordo continueremo a tendere la mano ai rifugiati e a camminare insieme al loro fianco, contro la globalizzazione dell’indifferenza, in nome del bene comune”.