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Flussi 2022, bisognerà verificare se ci sono lavoratori disponibili in Italia
22 dicembre 2022
Flussi 2022, bisognerà verificare se ci sono lavoratori disponibili in Italia
In arrivo decreto da oltre 80 mila quote, con un nuovo meccanismo di verifica per i datori, tramite Centri per l'Impiego. Il comunicato del governo
Il decreto
flussi 2022
avrà oltre
80 mila quote
e una novità importante: i datori di lavoro dovranno verificare, tramite i centri per l'Impiego, che non ci siano
in Italia altri lavoratori già disponibili
a rispondere alla loro chiamata.
È quanto si legge nel
comunicato di fine seduta del
Consiglio dei Ministri
di ieri
, che "ha preso atto dell’informativa svolta dal Sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano in merito al cosiddetto “decreto flussi”, con cui annualmente si stabiliscono le quote massime di cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea da ammettere nel territorio italiano per lavoro subordinato, anche stagionale, e per lavoro autonomo".
"Il provvedimento, che si riferisce all’anno 2022, valorizza i contenuti del testo unico dell’immigrazione, nella parte in cui si prevede che il
datore di lavoro
che voglia assumere dall’estero un cittadino non comunitario debba verificare presso il
centro per l'impiego
competente l’
indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale
a ricoprire il posto di lavoro per il profilo richiesto, secondo le modalità contenute in un’apposita nota operativa predisposta dall’
Agenzia nazionale politiche attive del lavoro
(ANPAL). Al riguardo ANPAL ha comunicato che a breve renderà disponibile un modello di richiesta di personale al Centro per l’impiego da parte del datore di lavoro, al fine di garantire un’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale", scrive il governo.
"La quota complessiva stabilita - aggiunge Palazzo Chigi - è pari a
82.705 unità.
Inoltre, sono stati aumentati i settori economici di destinazione dei lavoratori. Alcune quote sono state riservate ai lavoratori di Paesi con i quali entreranno in vigore
accordi di cooperazione
in materia migratoria, ai lavoratori che abbiano completato
programmi di formazione
nei Paesi di origine e alle richieste presentate dalle
organizzazioni professionali dei datori di lavoro
che assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori".
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