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Rapporto annuale 2022 sull’economia dell’Immigrazione
14 novembre 2022
Rapporto annuale 2022 sull’economia dell’Immigrazione
Fondazione Moressa: Salgono ingressi per lavoro, ma molto inferiori a media Ue. Da migranti il 9% del PIL
"Per uscire dall'emergenza mancanza di manodopera bisogna favorire l'immigrazione regolare". È una delle analisi che accompagnano il
Rapporto annuale 2022 sull’economia dell’Immigrazione
della
Fondazione Leone Moressa
, presentato oggi a Roma. Insieme a un
Executive Summary 2022
(anche
in inglese
), sono disponibli le
tabelle regionali
, un'
infografica
e un
comunicato stampa
, da cui è tratto il testo che segue.
"In ripresa gli ingressi per lavoro
Dopo le chiusure del 2020, nel 2021 tornano a crescere i Permessi di Soggiorno rilasciati: 274 mila, più del doppio dell’anno precedente. In ripresa, soprattutto, gli ingressi per lavoro, passati da 10 mila a oltre 50 mila e pari al 18,5% dei Permessi totali. Tuttavia, il primo canale di ingresso per gli immigrati in Italia è il ricongiungimento familiare (44% dei nuovi Permessi). Gli ingressi per lavoro in Italia (8,5 ogni 10.000 abitanti) rimangono a un livello molto più basso rispetto alla media Ue (29,8). Gli stranieri residenti in Italia sono oggi stabili a quota 5,2 milioni, l’8,8% della popolazione.
Lavoratori stranieri penalizzati dal Covid
Gli occupati stranieri nel 2021 sono 2,26 milioni, pari al 10% del totale. Il tasso di
occupazione
, calato bruscamente nel 2020, rimane
più basso
di quello degli italiani (57,8% stranieri, 58,3% italiani).
Mercato del lavoro “complementare”
Tra gli italiani, il 37,5% svolge attività qualificate e tecniche, contro il 7,8% degli stranieri. Al contrario, i lavoratori
non qualificati
sono l’8,5% tra gli italiani e il 31,7% tra gli stranieri. Nonostante la concentrazione in fasce medio-basse, i lavoratori immigrati producono 144 miliardi di Valore Aggiunto, dando un
contributo al PIL pari al 9%
. L’incidenza sul PIL aumenta sensibilmente in Agricoltura (17,9%), Ristorazione (16,9%) ed Edilizia (16,3%).
Imprenditoria immigrata in continua espansione
Continua l’aumento degli imprenditori immigrati, pari al
10% del totale.
In dieci anni (2011-21), gli immigrati sono cresciuti (+31,6%) mentre gli italiani sono diminuiti (-8,6%). Incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori di Costruzioni, Commercio e Ristorazione.
Impatto fiscale ancora attivo
Nonostante la pandemia abbia determinato un calo nei redditi dichiarati da contribuenti immigrati (-4,3%), il saldo tra il gettito fiscale e contributivo (entrate, 28,2 miliardi) e la spesa pubblica per i servizi di welfare (uscite, 26,8 miliardi) rimane
attivo per +1,4 miliardi di euro
. Gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.
Donne e giovani, capitale umano inutilizzato
Per tornare ai livelli occupazionali pre-covid, l’Italia avrebbe bisogno di circa 534 mila lavoratori. Considerando l’attuale presenza straniera per settore, il
fabbisogno di manodopera straniera
sarebbe di
circa 80 mila unità
.
La restante quota di lavoratori potrebbe arrivare valorizzando
donne e giovani
. Il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso d’Europa dopo quello della Grecia. Per eguagliare la media europea dovrebbero entrare nel mercato del lavoro 1,2 milioni di donne. Il 40% delle donne inattive non lavora per gestire la casa, i figli o gli anziani. Potenziare i servizi di cura creerebbe posti di lavoro e consentirebbe l’inserimento delle donne nel mercato.
Tra i giovani, 1 su 4 non studia e non lavora. Le poche opportunità portano alla fuga dei giovani verso l’estero: quasi 400 mila negli ultimi dieci anni, in buona parte laureati".
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