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18 maggio 2022

Ascolto, inclusione, coprogettazione le armi di Su.Pr.Eme. contro lo sfruttamento dei migranti


Si è tenuta lo scorso 10 maggio a Bernalda, in provincia di Matera, la tappa lucana dell’Agorà della Condivisione

Si è tenuta lo scorso 10 maggio a Bernalda, in provincia di Matera, la tappa lucana dell’Agorà della Condivisione di Su.pr.Eme. Italia, progetto finanziato con fondi Amif dalla Commissione Europea, impegnato nella creazione di percorsi utili a superare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo dei migranti nelle campagne delle cinque regioni del sud: Puglia, Campania, Basilicata, Sicilia e Calabria.

La formula dell’Agorà della Condivisione che Su.pr.Eme. Italia, con la Regione Puglia coordinatrice del progetto e il supporto del Consorzio Nova sta portando in giro nel Mezzogiorno, anche questa volta è riuscita a chiamare a raccolta tutti gli attori, istituzionali e non, coinvolti nella lotta al caporalato e allo sfruttamento lavorativo.

Un fenomeno che ha trovato tutti d’accordo nel sostenere la necessità di un approccio multidisciplinare in cui ogni ente sia disposto a mettere in campo attivamente risposte che non siano solo di natura repressiva, ma che si concentrino su ascolto, percorsi di integrazione e sul coinvolgimento attivo dei migranti nei progetti di inclusione.

“Il modello che riusciremo a mettere in campo – ha sottolineato Giuseppe Romaniello, dirigente UD Servizi alla persona del Comune di Potenza - sarà tanto più efficace quanto più risponderà ai bisogni dei migranti, se sarà in grado di soddisfarli quando ce lo chiedono, facendo ognuno la propria parte nel ruolo che ci compete”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Paola Andrisani, mediatrice culturale: “Troppo spesso si è trattato il fenomeno migratorio come un’emergenza, senza uno sguardo lungo. C’è bisogno di costruire percorsi di inclusione che lavorino sul lungo termine da una parte e che mirino alla partecipazione attiva dei soggetti interessati dall’altra, offrendo loro la possibilità di coprogettare insieme a noi per meglio rispondere ai loro bisogni”.

Un approccio al quale non si sottrae l’Ispettorato del Lavoro, rispondendo al fenomeno per il pezzo di percorso che gli compete con un’azione di vigilanza capillare e trasversale su tutta l’area regionale. “Abbiamo una profonda conoscenza del territorio, - ha detto Michele Lorusso, direttore dell’Ispettorato del Lavoro di Matera e Potenza -, non c’è particella catastale che non sia stata attenzionata. Non a caso siamo i primi in Italia come numero di ispezioni, coprendo tutto il territorio delle produzioni agricole. Sappiamo che non basta, ma la campagna ispettiva che Su.Pr.Eme. Italia ci ha permesso di fare, ha permesso anche di incontrare i lavoratori e di promuovere scambi di contatti tra mediatori culturali e ispettorati”.

Ripristinare il collocamento pubblico in agricoltura, unico meccanismo che permetterebbe di fare intermediazione in un luogo pubblico. È stata la richiesta di Cgil Basilicata che lamenta una scarsa presenza dello Stato in quei luoghi dove vivono in condizioni di abbandono i migranti. Vincenzo Esposito, segretario Generale Flai Cgil Basilicata tocca il punto dolente del sistema di accoglienza: “I luoghi dove vivono i migranti – afferma - sono dei “non luoghi” dove degrado ambientale e umano la fanno da padroni. Nell’alto Bradano a fronte di 240 posti letto messi a disposizione dal sistema organizzato dell’accoglienza, ci sono altri 600 migranti che vivono nei casolari abbandonati dove facilmente si insinua l’organizzazione dei caporali, che diventano gli unici in grado di reperire manodopera agli agricoltori”.

Un altro capitolo importante riguarda la formazione dei lavoratori. Anche in questo senso si sta muovendo la Cgil. “Stiamo predisponendo un protocollo – ha aggiunto Esposito - da far sottoscrivere in maniera corale a enti pubblici e privati, con il quale chiederemo alle aziende agricole di quali profili professionali hanno bisogno, li formeremo e impegneremo le imprese ad assumere il 50% delle figure formate, che così acquisiranno più competitività e più potere contrattuale”.

Fragilità abitativa, regolarizzazione e trasporto dei lavoratori sono le tre emergenze da affrontare per Mohammed Souleiman, mediatore culturale di Casa Betania – Matera. “Abbiamo grande difficoltà a trovare case. Se non hai una casa non hai niente. E poi c’è il grande problema del rinnovo dei documenti che non ci permette di avere una copertura sanitaria. Tutto questo – ha concluso - ti mette direttamente nelle mani dei caporali”.

Sinergie e collaborazione nella ricerca di manodopera e trasparenza hanno chiesto Cia, Confagricoltura e Coldiretti. “Ancora troppo poche le aziende iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità – ha sottolineato Antonella Russo di Coldiretti –, solo 70 in Basilicata a fronte di migliaia di imprese agricole”. Per il giusto prezzo dei prodotti si batte Francesco Paolo Battifarano, presidente di Confagricoltura Basilicata: “Se le fragole che vengono prodotte vengono pagate sottocosto, l’imprenditore è spinto a pagare meno i lavoratori per sopravvivere. Dunque miglioriamo il collocamento e tutto il sistema del lavoro agricolo e le cose andranno meglio”. Dello stesso parere Giuseppe Stasi, presidente di Cia Matera, che invoca “la creazione di uno strumento efficace capace di far incontrare domanda e offerta di lavoro, uno strumento che permetta di reperire un alto numero di lavoratori anche per brevi periodi con pratiche burocratiche più snelle”.

Un confronto costruttivo quello innescato dall’Agorà della condivisione nella tappa lucana di Su.Pr.Eme. Italia, alla quale ha preso parte anche Maria Rosaria Sabia, dirigente Arlab: una opportunità importante per chiamare ognuno degli stakeholder a un lavoro corale nel superamento del fenomeno che troverà risposte anche nel tavolo Anticaporalato appena istituito per una programmazione sul campo di azioni congiunte.

 

 

         



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