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11 aprile 2022

La Regione Campania con Su.pr.Eme. Italia traccia percorsi di inclusione per i migranti


Lo scorso 7 aprile nel Centro di aggregazione e legalità di Castel Volturno si è tenuta la tappa dell’Agorà della Condivisione

Si è tenuta lo scorso 7 aprile a Castel Volturno la tappa campana dell’Agorà della Condivisione, che crea occasioni di dialogo per superare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo dei migranti nelle campagne delle cinque regioni del sud, evento realizzato nell’ambito di Su.pr.Eme. Italia, il progetto interregionale finanziato con fondi Amif della Commissione Europea.

Stakeholder istituzionali, mediatori culturali, associazioni del terzo settore si sono incontrati attraverso questo format che la Regione Puglia, coordinatrice del progetto, sta portando in giro nel Mezzogiorno con lo scopo di avviare processi di ascolto e incoraggiamento nelle relazioni e nel rispetto dei diritti. «Il rispetto dei diritti - ha detto Mario Morcone, assessore alla sicurezza, legalità e immigrazione della Regione Campania intervenuto nell’Agorà - significa innanzitutto consentire la presenza regolare a chi ne ha titolo, aprire percorsi che consentano lavoro e inclusione a tutti i livelli, dalla possibilità di accedere all’assistenza sanitaria all’accesso alle strutture scolastiche passando dall’accoglienza inclusiva, quella vera, all’interno delle comunità ospitanti».

Tenutasi in un luogo simbolo come il Centro di aggregazione e legalità di Castel Volturno, comune che da solo conta 14mila migranti irregolari sui quali agisce indisturbato il sistema dei caporali, la tappa è stata un’ occasione importante per accendere i riflettori su un aspetto che richiede interventi immediati, come è emerso anche dalle ultime riunioni del tavolo anti Caporalato che per prima in Italia la Regione Campania ha istituito. «Quello che è emerso in maniera chiara dal tavolo – ha sottolineato a margine dell’Agorà della Condivisione Simonetta de Gennaro, dirigente Ufficio per il federalismo, dei sistemi territoriali e della sicurezza integrata – è il ritardo da parte degli uffici competenti rispetto al rilascio dei permessi di soggiorno. Il ritardo rappresenta una delle cause di sfruttamento di coloro che vivono in condizioni di fragilità». Intanto l’ente Regione continua nella sua missione. «Stiamo lavorando alla prossima programmazione 2021-27, - aggiunge de Gennaro -, cercheremo di recuperare le risorse per mettere in campo interventi di carattere infrastrutturale e di carattere materiale con i fondi Fesr. È la prima volta che il Fesr Campania destina all’immigrazione una quota delle risorse».

Che il problema della lentezza delle regolarizzazioni sia avvertito anche dalla comunità come un ostacolo a percorsi di legalità è apparso chiaro anche dalle indicazioni raccolte tra i presenti, grazie a un questionario digitale messo a punto dal professor Antonio Stasi dell’Università di Foggia. Tra le altre cause sono emerse le difficoltà a reclutare in urgenza un certo numero di braccianti e a organizzare la logistica.

Lavoro, servizi, assistenza sanitaria, sono le azioni prioritarie con le quali assicurare protezione ai migranti presenti sul territorio – ha ribadito Michele Cimmino Uod Politiche Immigrazione della regione Campania – ma anche l’opportunità di dare un tetto a chi vive nelle baracche e nei ghetti.

In quest’ottica l’agricoltura è apparsa non solo un fine (assicurare lavoro), ma anche un mezzo di riscatto sociale da una condizione di povertà economica e culturale. Un asset sul quale gioca un ruolo importante anche la rete del Terzo Settore, di cui numerose maglie hanno preso parte al percorso: cooperative sociali, associazioni, Caritas Diocesana, Banco Alimentare, Cedis, tutti concordi e uniti nell’affermare l’importanza delle sinergia con la Regione Campania e col progetto Su.pr.Eme., grazie al quale «diamo valore – ha sottolineato Roberto Tuorto, presidente Banco Alimentare - all’intervento sussidiario non solo orizzontale, favorendo l’incontro tra i vari attori presenti sul territorio che conoscono bene la realtà nella quale sono immersi, ma anche di sussidiarietà verticale che valorizza le singole attività degli enti del Terzo settore. Per noi il cibo che aiuta i fragili ad andare avanti non è mai solo un fine ma un mezzo per incontrare le persone e ascoltare i loro bisogni».

«Noi proponiamo un terzo settore – ha detto Mariateresa Terreri presidente del Cidis e coordinatrice del progetto Agricultura – in alleanza con società civile, popolazione di immigrati, cooperative sociali e istituzioni per inserire in un percorso di legalità i migranti, anche valorizzando i beni confiscati alla criminalità, che potrebbero rappresentare un’opportunità per quei migranti che volessero fare auto impresa».

 

 

         



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