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"Il legionario" di Hleb Papou
22 marzo 2022
"Il legionario" di Hleb Papou
Il nuovo volto dell'Italia multiculturale al centro dell'esordio cinematografico di uno fra i più promettenti registi di nuova generazione
Il legionario
di
Hleb Papou
è un "action drama", come lo definisce lo stesso regista, di recente approdato nelle sale cinematografiche italiane. Di questo regista italiano di origini bielorusse e di questo film dal respiro internazionale, esempio delle qualità dei registi italiani di nuova generazione, ce ne aveva già parlato Goffredo Fofi nel suo
intervento sul cinema migrante
per il Portale Integrazione Migranti. Quello di Papou è infatti per la critica un felice esordio alla regia suggellato dall'assegnazione del premio al
miglior regista esordiente all'ultimo Festival di Locarno del 2021
.
Hleb Papou, nato in Bielorussia nel 1991, arriva e si stabilisce in Italia con la famiglia quando ha 11 anni. Qui si appassiona di cinema e inizia a sognare un futuro dietro la macchina da presa. Nel 2017 si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma portando come saggio un cortometraggio dal titolo
Il legionario
, dal quale prenderà le mosse l’omonimo film, con cui Papou può approfondire alcune tematiche per lui fondamentali, come il
nuovo volto dell'Italia multiculturale
, l'
emergenza abitativa
, il
conflitto interiore delle nuove generazioni in bilico tra origine e futuro
. Lo fa con gli occhi delle nuove generazioni senza sconfinare però nell'autofiction, dando invece vita a una storia che si configura come tragedia contemporanea.
Il protagonista di questa storia è Daniel, ragazzo di nuova generazione nato a Roma da genitori africani, entrato a far parte della celere di Roma, ovvero i reparti mobili della Polizia di Stato. È l'unico ragazzo di origini africane della sua squadra, condizione che tuttavia non lo fa sentire "diverso" dagli altri. La Polizia è diventata la sua nuova famiglia, tant'è che racconta ai suoi colleghi di essere rimasto solo, quando invece sua madre e suo fratello vivono ancora in una casa occupata nel cuore della Capitale, l'ex sede Inpdap a Santa Croce in Gerusalemme, dove vivono 500 persone di 18 nazionalità diverse. È proprio lì che è cresciuto, prima di intraprendere una strada diversa e lasciarsi il passato alle spalle.
Il dramma ha inizio quando arriva l'ordine di sgomberare lo stabile proprio alla squadra di Daniel, fatto che lo costringerà a fare i conti con se stesso, la sua storia e la sua identità e a dover scegliere tra il restare fedele alla divisa e alla sua idea di futuro o salvare la famiglia, simbolo di un passato che torna prepotentemente a farsi vivo.
Il legionario
non offre risposte allo spettatore, il regista non interviene con le sue idee, ma mostra una realtà che esiste e che spesso ci passa davanti agli occhi sottoforma di notizie di second'ordine dei telegiornali. Ma il compito del cinema e dell'arte è anche questo, ovvero accendere una luce sul cambiamento che non riusciamo a cogliere nella quotidianità. In questo Hleb Papou colpisce nel segno.
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