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21 febbraio 2022

"Via dalla pazza guerra. Un ragazzo in fuga dall'Afghanistan"


La storia di Alidad Shiri e le difficoltà di chi è costretto a migrare raccontate in un libro

Via dalla pazza guerra (HarperCollins Italia, 2021) è la storia dell'autore, Alidad Shiri, ragazzo afghano fuggito dalla guerra nel suo Paese, e del lungo viaggio che ha compiuto per raggiungere l'Italia nel 2005, dove è stato infine accolto e dove tuttora vive.

Alidad racconta delle atrocità della guerra nella quale i suoi genitori, una sorella e la nonna sono rimasti uccisi costringendolo a rischiare la vita pur di trovare un luogo migliore dove poter vivere. Si rifugia prima in Pakistan con il fratello, l'altra sorella e gli zii. Ma due anni dopo decide di partire da solo, inseguendo la speranza di un futuro diverso. Il suo viaggio dura ben quattro anni, passando per Iran, Turchia e Grecia. Arriverà un giorno d'agosto a Bressanone nascosto sopra l'asse delle ruote posteriori di un tir scendendo prima che questo si imbarcasse su una nave. Espediente con cui altri ragazzi come lui, minori soli, non sono mai riusciti ad arrivare a destinazione. Ha solo quattordici anni. Infine troverà una nuova casa in Alto Adige, dove lo accoglieranno una famiglia e una comunità. Oggi Alidad ha una laurea in Filosofia e lavora come giornalista a Bolzano.

Alidad Shiri ha raccontato la sua storia per la prima volta nel 2007, ma gli eventi dell'agosto 2021 - per cui il suo Paese, l'Afghanistan, si trova nuovamente in uno stato di terrore dovuto all'occupazione dei talebani - lo hanno spinto a riproporre la sua esperienza, con l'obiettivo di raccontare le sofferenze e le difficoltà che affrontano tutti coloro che sono costretti a migrare. A rendere partecipe il lettore di questa esigenza è l'autore stesso nella nuova introduzione che accompagna il libro, con cui descrive la sua preoccupazione per la situazione in Afghanistan:

Il mio cuore batte all'impazzata, singhiozzo così forte che mi manca il respiro e non riesco a controllarmi. È un dolore troppo grande che non immaginavo di riprovare dopo tanti anni. 
Oggi la mia città, Ghazni, è stata occupata dai talebani.
Di nuovo.
Avverto un forte senso di impotenza, non posso fare niente per difendere la mia terra e il mio popolo.
[...]
riaccendo il cellullare e sento arrivare diverse richieste di aiuto dal mio Paese: amici, attivisti, giornalisti, studenti, donne, uomini istruiti in difficoltà. Tra loro c'è anche mia cugina. Mi fa ricordare la mia città, la mia Ghazni, e il lungo viaggio che mi ha portato in Italia nel 2005 e che ho raccontato la prima volta quando avevo solo quindici anni. Nel 2007 quel racconto è diventato un libro, che oggi, dopo tanti anni, sento il bisogno di riprendere in mano e di condividere di nuovo, perché la mia esperienza è simile a quella di tanti altri ragazzi e ragazze come me, che la stanno vivendo proprio in questi giorni.

L'intento è dunque quello di sensibilizzare i lettori italiani su quanto accade in Afghanistan e nei paesi da dove partono i migranti alla ricerca di una vita migliore, ponendo al contempo l'attenzione sull'importanza dell'accoglienza e della protezione dei più deboli e degli invisibili, così come sottolineato anche in apertura del libro dai due interventi di Filippo Grandi, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e Gianni Magazzeni, Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.






 

 

         



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