Le misure adottate dagli Stati in seguito alla pandemia da coronavirus, a partire dalla chiusura delle frontiere e dallo stop all’esame delle domande di protezione internazionale, stanno di fatto sospendendo il diritto di asilo, ma anche quarantene e altre restrizioni mettono a rischio i diritti umani. Questi diritti possono e devono essere difesi anche in questa crisi.
È l’allarme lanciato dall’Unhcr, che prospetta un peggioramento duratura della situazione di chi fugge da guerre e persecuzioni.
“I principi fondamentali in materia di protezione dei rifugiati attualmente sono messi a dura prova – tuttavia, a coloro che sono costretti a fuggire da conflitti e persecuzioni non deve essere negata la possibilità di mettersi in salvo e ottenere protezione col pretesto, quand’anche si tratti solo di un effetto collaterale, della lotta contro il virus”, ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
“Garantire la salute pubblica e proteggere i rifugiati non sono doveri che si escludano a vicenda. Non siamo di fronte a un dilemma. Abbiamo il dovere di garantirli entrambi. Le normative in materia di rifugiati da tempo riconosciute possono essere rispettate anche in un frangente in cui i governi adottano misure stringenti volte a proteggere la salute pubblica, anche ai confini”.
L’Unhcr stima che siano 167 i Paesi che, ad oggi, hanno imposto la chiusura totale o parziale delle proprie frontiere al fine di contenere la diffusione del virus. Gli Stati che non stanno ammettendo eccezioni a favore delle persone in cerca di asilo sono almeno 57.
Nonostante guerre e violenze in diverse aree del mondo continuino, tali misure stanno di fatto sospendendo il diritto di chiedere asilo. Le persone in cerca di sicurezza e rifugio sono respinte ai confini di terra o in mare e ricondotte o trasferite verso altri Paesi nei quali potrebbero essere esposte a minacce gravi alle loro vite o alle loro libertà.
“Specialmente in presenza di individui provenienti da Paesi di origine o transito caratterizzati da sistemi relativamente fragili, dotati di infrastrutture sanitarie pubbliche di capacità limitata, praticare respingimenti alle frontiere potrebbe mettere queste e altre persone a rischio nell’eventualità in cui non siano applicate misure di quarantena e le risorse dei servizi di assistenza medica siano insufficienti”, ha dichiarato Filippo Grandi.
Le misure adottate a livello nazionale per contrastare la diffusione del virus stanno producendo effetti su vasta scala. Unhcr osserva un utilizzo sproporzionato della detenzione quale strumento di gestione dell’immigrazione, un aumento dei rischi di esposizione a violenza sessuale e di genere, restrizioni discriminatorie all’accesso ai servizi sanitari e sociali e una perdita drastica in termini di mezzi di sostentamento che stanno spingendo numerosi rifugiati e altre persone ai margini della società, in condizioni di profonde povertà e indigenza.
L’Unhcr ha rivolto ripetuti appelli agli Stati affinché gestiscano l’imposizione di restrizioni alle frontiere in modo da garantire, allo stesso tempo, il rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e protezione dei rifugiati, anche mediante l’implementazione di misure quali la quarantena e i controlli medici.
Le misure di quarantena, per esempio, potrebbero rappresentare una legittima restrizione del diritto di libertà di movimento, purché soddisfino le norme internazionali in materia di diritti umani. Al contrario, i motivi di preoccupazione inerenti ai rischi sanitari non giustificano l’utilizzo sistematico o arbitrario della detenzione come strumento di controllo dei migranti.
Le domande di asilo possono essere prese in carico ed esaminate anche a distanza laddove le restrizioni correlate ai rischi sanitari dovessero vietare lo svolgimento di colloqui di persona. È possibile adottare anche altre misure di protezione, quali quelle che prevedono l’estensione automatica della validità dei badge identificativi o dei permessi di soggiorno per garantire a rifugiati e richiedenti asilo accesso ad assistenza sanitaria e altri servizi.
“Se, nella pratica, gli approcci per rispondere alle esigenze della realtà odierna possono essere adeguati, il diritto di cercare asilo può e deve essere difeso anche nel corso di questa crisi di salute pubblica di portata globale”, ha affermato Filippo Grandi.
“Diversamente, il rischio è che il rispetto di norme, leggi e politiche in materia di diritti umani, tanto fondamentali per assicurare protezione ai rifugiati disperatamente in cerca di sicurezza, potrebbe essere pregiudicato al punto da richiedere diversi anni per riacquistare valore”