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10 aprile 2020

Samar Sinjab e gli altri medici caduti nella lotta al coronavirus


La dottoressa italo-siriana, centesima vittima tra i camici bianchi, come altri colleghi di origine straniera

La dottoressa Samar Sinjab, medico di famiglia a Mira, paesino in provincia di Venezia, è morta ieri a 62 anni all'ospedale di Treviso, centesima vittima del coronavirus tra i medici italiani. 

Nata e cresciuta in Siria, era arrivata nel 1978 a Padova per studiare medicina, e lì aveva conosciuto il futuro marito Omar El Mazloum, pure lui siriano, pediatra, venuto a mancare diversi anni fa. Quella per la medicina è una missione di famiglia: oggi è pediatra anche la figlia Dania, mentre il figlio Rafi è medico legale, ma ieri ha detto di voler continuare a seguire i pazienti della madre a Mira. 

Rafi ha raccontato ai cronisti la dedizione della dottoressa Sinjab: "Ha lavorato fino alla sera di venerdì 6 marzo, sabato mattina è stata ricoverata. Il suo ultimo messaggio Whatsapp è di domenica e l'aveva inviato a un paziente con le indicazioni per la terapia da seguire, poco dopo è stata intubata. La chiamavano a qualunque ora, mia madre aveva un unico telefono. Né lei, né mio padre hanno mai avuto un numero di servizio e hanno sempre risposto a tutti".

Samar Sinjab era una dei tanti medici di origine straniera in prima linea contro la pandemia, che come gli altri stanno pagando un tributo pesantissimo. Scorrendo a ritroso l'elenco dei colleghi caduti pubblicato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, si scoprono diversi nomi da nuovi italiani. 

L'8 aprile è morto a Nabeel Khair, palestinese di Quartu, in Sardegna, medico di famiglia come Dominique Musafiri, congolese di Bra, in Piemonte, morto il 3 aprile. Il 29 marzo il coronavirus ha ucciso Ghvont Mrad, medico termale di origini siriane a Salsomaggiore, il 24 marzo il connazionale Abdulghani Taki Makki, odontoiatra a Fermo. Erano medici in pensione, ma avevano indossato di nuovo il camice come volontari a Brescia e a Piacenza, il giordano Tahsin Khrisa e il siriano Abdel Sattar Airoud, scomparsi il 19 e il 16 marzo.