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L'eccellenza dell'imprenditoria migrante in Italia
L'eccellenza dell'imprenditoria migrante in Italia
Quattro esperienze tra Seconde Generazioni, Cultura, Migrazione circolare e Nutrizione
Le ultime rilevazioni evidenziano che su circa 6 milioni di imprese operanti in Italia nel 2014, 525 mila (l’8,7% del totale) sono condotte da imprenditori stranieri. Il contributo di queste imprese all’economia italiana è di circa 94 miliardi di euro (il 6,5% del Valore Aggiunto nazionale 2013 - Fondazione Moressa, elaborazione su dati Infocamere 2015).
In tale contesto MoneyGram, società leader nei trasferimenti internazionali di denaro, ha ideato il MoneyGram Award, Premio all’imprenditoria immigrata in Italia, giunto quest’anno alla sua settima edizione.
Giovedì 25 giugno 2015 al Museo dell’Ara Pacis di Roma sono stati presentati i 15 finalisti tra i quali sono stati decretati il vincitore del primo premio MoneyGram Award all’Imprenditore migrante dell’anno e i 5 premi di categoria (Crescita del profitto, Innovazione, Occupazione, Imprenditoria giovanile e Responsabilità sociale).
La redazione del Portale Integrazione Migranti dà spazio alle esperienze di questi imprenditori migranti, le quali possono diventare un punto di riferimento per altri migranti che abbiano intenzione di intraprendere una simile strada professionale.
In base alle aree d'interesse del Portale, la redazione ha ritenuto utile incontrare quattro finalisti, uno per ognuna di queste quattro tematiche:
Seconde generazioni
(Evelyne Sarah Afaawua – responsabile di Nappytalia, un portale sulla cura dei capelli).
Cultura
(Maria Stefanache – creatrice del Tac Studio Stefanache attraverso cui organizza corsi di tecniche tetrali applicate alla comunicazione).
Migrazione circolare
(Ekutsu Mambulu – fondatore dell’African Summer School).
Nutrizione
(Damian Ranasinghe – creatore del brand Soho Restaurant & Fish Work).
SECONDE GENERAZIONI - Evelyne Sarah Afaawua
Evelyne SArah Afaawua è nata a Poitiers in Francia nel 1988 da genitori ghanesi ed arrivata in Italia a un anno di età. Oggi risiede a Muggiò, in provincia di Monza e Brianza.
Nel 2014 crea Nappytalia, il primo blog interamente in lingua italiana sulla cura dei capelli Afro al naturale, che diventa un punto di riferimento per le ragazze italiane di origini africane e latine. Il portale, oltre a fornire suggerimenti sulla gestione dei capelli, offre la possibilità di acquistare prodotti specifici per le acconciature Afro.
Evelyne gestisce da sola il suo portale e stima per il 2015 un fatturato di circa 9 mila euro.
Quali sono i motivi che ti hanno spinta a lasciare il tuo Paese d’origine?
Mi chiamo Evelyne Sarah Afaawua e sono una cosiddetta Seconda Generazione, o meglio Afroitaliana - Italoghanese come preferisco chiamarmi, quindi direi che non ho lasciato il mio Paese di origine, ma sono l'esempio lampante di ciò che di positivo le vecchie migrazioni degli anni '80 hanno lasciato, i loro figli. Siamo giovani, abbiamo duplice identità e cultura, a volte conosciamo due o tre lingue, vogliamo le stesse opportunità dei nostri coetanei, perché siamo parte integrante della società.
Hai trovato difficoltà nei processi di integrazione e realizzazione professionale in Italia?
La mia formazione all'Università Luigi Bocconi mi è stata sicuramente di grande aiuto, fornendomi il sapere economico e aziendale necessario per poter sostenere la mia attività. Non ho trovato nessuna difficoltà, tranne che nella fase di iscrizione, in quanto reputata studentessa straniera, anche se vivo in Italia dal 1989. Ma ormai ho fatto l'abitudine alle difficoltà burocratiche.
Raccontami gli aspetti positivi del tuo percorso umano e professionale in Italia.
Gli aspetti positivi per me sono soprattutto nel dare gran voce e un esempio concreto di ciò che di positivo porta la migrazione, perché non sempre e per forza vi è celata dietro la negatività presentata dai media.
Sentirsi dire che si parla bene l'italiano quando si è nati e cresciuti in Italia è inevitabile; studiamo, lavoriamo, apportiamo valore aggiunto a questo Paese, che reputiamo nostro, come quello di origine. Ci sono diversi ragazzi intraprendenti, ambiziosi e determinati a cambiare un immaginario collettivo di come viene visto l’immigrato. Il lato umano mi porta ad essere un esempio, una pioniera in questa società italiana che si sta evolvendo e sta diventando, o meglio già lo è, multiculturale.
Il mio percorso professionale è in costante evoluzione, perché applicando le basi apprese in aula nella mia attuale attività, ogni giorno mi ritrovo di fronte a nuove sfide, di cui vado anch’io alla ricerca per poter stimolare la mia intraprendenza.
Che rapporto hai col tuo Paese d’origine?
Ho un bellissimo rapporto con il Ghana, ho un’estrema voglia di contribuire alla sua economia come a quella italiana, creando un ponte tra le due realtà e i due paesi. Sono 10 anni che non vado, ma la voglia di creare una connessione tra Italia e Ghana è comunque molto forte.
CULTURA - Maria Stefanache
Maria Stefanache nasce a Iasi, capitale della regione della Moldavia rumena, nel 1962. Si trasferisce in Italia nel 1991 e oggi risiede a Milano.
Regista teatrale, documentarista e scrittrice, nel 2006 avvia il Tac Studio Stefanache attraverso il quale organizza corsi di tecniche teatrali applicate alla comunicazione e sessioni di public speaking.
Maria è personal coach di comunicazione e aiuta personalità del mondo della politica e manager aziendali a migliorare le proprie capacità di relazione e leadership.
Nel 2014 il suo studio ha fatturato 13mila euro. Per il 2015 si attende un incremento del 30%.
Quali sono i motivi che ti hanno spinta a lasciare il tuo Paese d’origine?
Poter studiare, a Roma, regia teatrale.
Hai trovato difficoltà nei processi di integrazione e realizzazione professionale in Italia?
Difficoltà nel processo di integrazione non ne ho trovate. Realizzarmi dal punto di vista professionale, e quindi trovare lavoro come regista teatrale e come coach di tecniche teatrali applicate in comunicazione, è stato invece difficile. Oggi più difficile che mai.
Raccontami gli aspetti positivi del tuo percorso umano e professionale in Italia.
Da quando sono arrivata in Italia, nel 1992, e fino a oggi, il mio percorso umano di integrazione, di studio, di lavoro e di relazioni interpersonali è stato bello e positivo. L'Italia mi ha dato tantissimo, diciamo che mi ha formata per poter fare il mio bellissimo lavoro – peccato che in questo periodo il lavoro manchi.
Sono in Italia da 23 anni, ho studiato regia teatrale all’Academia Nazionale di Arte Drammatica qui a Roma con il maestro Andrea Camilleri e al Piccolo Teatro di Milano con il maestro Giorgio Strehler. Nel '95 ho creato la Scuola europea di teatro - scuola di regia, dove con i corsi ho iniziato a guadagnarmi da vivere. Dopo 10 anni ho trasformato la scuola in Centro Produzioni Teatrali e Doc video, con il quale ho realizzato spettacoli, filmati ed eventi culturali. Quest’anno il Centro festeggia 20 anni di attività.
Di pari passo con il mio lavoro di regista ho fatto sempre anche un lavoro di ricerca che mi ha portato a scoprire un metodo innovativo, strutturato e pratico che si può applicare in tutti i settori della comunicazione.
Nel 2006 la mia vita professionale ha una svolta grazie all’opportunità di lavorare all’interno di un'azienda milanese.
Un altra svolta nel 2010, quando l’università LIUC di Castellanza m’invitò a tenere il mio corso di tecniche teatrali agli studenti universitari, così è da sei anni - tutte le primavere insegno in questa università.
Inoltre, per stare al passo con le richieste nel mio lavoro mi sono diplomata come filmmaker e documentarista alla Scuola di cinema e televisione di Milano.
Nel 2011 sono usciti due libri: La parola alla regia, e Memoria passata del personaggio, dove parlo del metodo. Attualmente sto scrivendo il libro Tecniche Teatrali applicate alla Comunicazione.
Ho doppia cittadinanza e non sono sposata, o meglio, metaforicamente sono sposata due volte, la prima con il teatro e la seconda con il cinema documentario.
Che rapporto hai col tuo Paese d’origine?
Molto buono, torno sempre con gioia nel mio Paese, la mia terra d’origine.
Dal 2010, grazie ad alcune collaborazioni di lavoro, mi trovo spesso su due aerei: Milano-Bucarest e Bucarest-Milano.
MIGRAZIONE CIRCOLARE - Ekutsu Mambulu
Fortuna Ekutsu Mambulu, nato a Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo nel 1983, si trasferisce in Italia nel 2002 per motivi di studio. Oggi risiede a Roma.
Terminati gli studi, nel 2013 fonda la African Summer School, la prima scuola estiva in Italia di alta formazione imprenditoriale e umanistico-culturale dal focus interamente Africano. L’intento della scuola è quello di promuovere l’imprenditorialità nei Paesi del continente africano che offrono le migliori opportunità di business e sviluppo.
Nel 2014 la scuola ha coinvolto 5 collaboratori, raggiungendo un fatturato di quasi 19 mila euro. Si stima, per il 2015, un incremento del 40% dei ricavi.
Quali sono i motivi che ti hanno spinto a lasciare il tuo Paese d’origine?
Dopo le scuole superiori decisi di iscrivermi a Medicina, ma già dopo pochi mesi mi resi conto che non era la mia strada. Sentivo l’esigenza di andare a studiare fuori dal Congo: mi sarebbe piaciuto andare in Canada, ma alla fine, grazie anche all’appoggio di una zia che si era stabilita a Roma per motivi religiosi, optai per l’Italia. A Roma studiai per sei mesi Comunicazione, ma anche in questo caso non proseguii. Finalmente trovai l’occasione per trasferirmi a Verona, la città in cui ho trovato la mia dimensione. Qui frequentai Economia, questa volta portando gli studi fino in fondo.
Hai trovato difficoltà nei processi di integrazione e realizzazione professionale in Italia?
Inizialmente non è stato facile. Roma è molto grande e dispersiva. Ora sono tornato a vivere e a lavorare qui come consulente per lo sviluppo di progetti, ed essendo ormai italiano, mi sento molto più a mio agio. Ma è stata Verona la città che mi ha accolto veramente, in cui ho potuto realizzare i miei progetti.
Ho studiato cinque anni Economia, ho fatto il giornalista, sono stato autore e conduttore di programmi radio dedicati all’economia africana, e nel corso degli anni, grazie alla rete di contatti che ho creato e al grande impegno – sono stato due anni a progettare solo questo mentre frequentavo un master in Politiche migratorie a Bergamo – sono riuscito a realizzare il progetto dell’African Summer School, unico nel suo genere in Europa. Inizialmente i nostri potenziali finanziatori e patrocinanti si dimostrarono scettici, ma una volta arrivati i primi finanziamenti e messo in piedi il progetto si sono ricreduti. L’African Summer School è un concetto del tutto nuovo: forma all’imprenditoria giovani africani ed europei, attraverso il confronto con professori provenienti da tutte le parti dell’Africa, per poi poter realizzare progetti imprenditoriali all’interno dello stesso continente africano; tutto ciò mediante una visione afro-centrata, qualcosa di molto complicato da trovare. Vogliamo che i giovani africani (ed europei) capiscano che possono investire le proprie energie in Africa, e non per forza in Europa o altri luoghi considerati più adeguati dal punto di vista dell’economia occidentale. L’African Summer School dura una settimana, ma uno dei nostri prossimi obiettivi è quello di organizzare un Master internazionale di otto settimane che abbia accordi con le più importanti associazioni europee che si occupano di sviluppare progetti in Africa.
Raccontami gli aspetti positivi del tuo percorso umano e professionale in Italia.
La cosa più bella dell’esperienza dell’African Summer School sono le relazioni che si creano al suo interno. È un vero e proprio laboratorio di integrazione. L’ultimo progetto che ha vinto la Summer School e che abbiamo seguito da vicino attraverso un processo di incubazione seguito da MAG Verona è stato realizzato in Togo da un togolese e la sua collega veronese. Il giovane africano è tornato in patria con la compagna italiana, la quale ha aperto in Togo la prima Casa di Cultura Italiana. Una bella soddisfazione.
Che rapporto hai col tuo Paese d’origine?
Ho un bellissimo rapporto con il Congo, e nonostante la sua precaria situazione politica ci tornerei a vivere. Proprio per il legame che ho con il mio Paese abbiamo deciso di portare l’African Summer School anche lì e vedere come va. Il primo anno, per abbattere i costi, utilizzeremo un sistema di e-learning affiancato da proiezioni delle lezioni e videoconferenze. Ma la prospettiva è quella di creare anche lì un luogo di scambio e confronto sempre più significativo.
NUTRIZIONE - Damian Ranasinghe
Damian Ranasinghe, nato in Sri Lanka nel 1976, si trasferisce con la famiglia in Italia nel 1988, dove oggi risiede a Genova.
Nel 2005 crea Soho Restaurant & Fish Work, un brand che riesce a combinare cultura e gusto e di cui creatività e un’accurata gestione economica sono il segreto. Con l’inaugurazione dei locali di Genova, Milano, Caserta e Praga, il marchio è divenuto in breve tempo un’importante catena di ristornati.
Nel 2000 apre insieme a un socio il primo di una serie di locali notturni che conquistano presto la ribalta della movida genovese.
Nel 2014 Soho Restaurant ha fatturato circa 3 milioni di euro – in crescita del 20% rispetto all’esercizio precedente – e contava fra i 40 e i 50 dipendenti. Per l’anno in corso si prevede un aumento del fatturato del 15-20%.
Damian è inoltre titolare di Damastrategy, una società di consulenza e strategia in ambito food che segue i progetti d’impresa in tutte le loro fasi, dall’ideazione del brand sino alla sua implementazione.
Quali sono i motivi che ti hanno spinto a lasciare il tuo Paese d’origine?
Sono arrivato in Italia perché i miei genitori decisero di emigrare più di 30 anni fa. Non è stata quindi una mia scelta.
Hai trovato difficoltà nei processi di integrazione e realizzazione professionale in Italia?
Non ho trovato alcun problema a integrarmi nella società italiana. Professionalmente, le difficoltà che ho incontrato sono le stesse che possono incontrare gli italiani.
Raccontami gli aspetti positivi del tuo percorso umano e professionale in Italia.
Io sono nato in un Paese che spiritualmente ti dà molto e sono arrivato in un Paese che ti dà molto invece a livello culturale e intellettuale. Questo mix è stato per me un cocktail vincente. Sono una persona molto solare e positiva ed estremamente determinata.
Che rapporto hai col tuo Paese d’origine?
Per molti anni non ho avuto legami con il mio Paese se non per trascorrere le ferie. Da qualche anno invece ho sentito il bisogno di restituirgli qualcosa e ho deciso di aprire un ristorante anche lì.
Per informazioni sull'ingresso in Italia per lavoro autonomo:
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