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"Il sale della terra" di Win Wenders e Juliano Ribeiro

Una recensione al film dedicato all'opera di Sebastião Salgado
Il regista Wim Wenders dedica il suo ultimo documentario (Il sale della terra, 2014) a uno dei più importanti fotografi viventi, il brasiliano Sebastião Salgado, un uomo che grazie al suo istinto e alla sua arte è riuscito a immortalare alcuni dei momenti più intensi (e impressionanti) del XX secolo. Scopriamo così che ciò che spinse Salgado ad intraprendere i suoi viaggi in giro per il mondo fu senza dubbio la curiosità e la passione per l’essere umano, "il sale della terra", appunto. Il suo è infatti uno sguardo esistenziale intriso di umanismo costantemente impegnato in una riflessione sul senso della vita e sulla possibilità di una convivenza pacifica tra esseri umani. Perché il male? sembra essere una delle domande disegnate sulla bocca dei personaggi rapiti dal suo obiettivo. Il fine del suo lavoro è dunque rivolto alla possibilità di un rapporto armonico con l’altro, tra gli esseri umani stessi e tra esseri umani e ambiente che li circonda e permette loro di vivere.

Con l'aiuto del figlio di Salgado Juliano Ribeiro, Wenders ripercorre la vita del fotografo attraverso interviste, filmati, ma soprattutto attraverso le meravigliose fotografie di Salgado, reali protagoniste del documentario. Tutto in bianco e nero. Lo spettatore si trova così catapultato in quei mondi frutto di una vita intera di viaggi e progetti, quali Other Americas, Sahel, The end of the Road, Workers, Exodus e ultimo, per ora, Genesis, che, messi assieme, ci offrono la visione del mondo di Salgado, un mondo non semplice, ma non certo avaro di bellezza.

Con il progetto Exodus Salgado affronta il fenomeno delle migrazioni umane mettendo davanti al volto del mondo uno specchio che lo spinga a riflettere e interrogarsi sul futuro dell'umanità e del pianeta. L'artista, viaggiando attraverso oltre 40 paesi, ha fotografato le migrazioni di massa causate perlopiù da povertà, guerre e repressione, confessando, dopo aver assistito alla brutalità di cui l'uomo è capace, di esser stato vicino a perdere la fiducia nel suo principale motivo d'azione e riflessione. È anche per questo che il suo ultimo progetto, Genesis, è interamente dedicato alla natura, al mondo delle origini. Ma non perché Salgado abbia deciso di abbandonare donne e uomini, bensì perché a suo parere è necessario ricominciare da capo, dall’origine, trovare le nostre radici e capire che sono le stesse per tutti. Solo così possiamo proiettarci nel mondo che auspica Salgado, in cui il male e il dolore siano solo episodi "utili" a capire che la vita deve essere fatta, al contrario, per il bene e la gioia, espressioni umane che hanno essenzialmente bisogno di essere condivise.